“Lo Stato ora renda gli oltre 43 milioni di euro sequestrati”. È la richiesta dell’avvocato Bruno Assumma, in seguito alla sentenza assolutoria che ha scagionato con formula piena i fratelli Bulgari dall’accusa di evasione fiscale. Il legale che, insieme agli avvocati Paola Severino, Fabrizio Raggiani, Antonio Di Giovanni, Fabrizio Bellacosa dello studio Severino, e Andrea Silvestri dello studio Bonelli Erede ha rappresentato Paolo e Nicola Bulgari nel procedimento, ha spiegato che secondo le accuse “la società costituita in Irlanda sarebbe stata solo una scatola vuota, invece è operativa e conta ottanta dipendenti occupati nella distribuzione dei prodotti Bulgari. Ci metteremo subito al lavoro affinché tali somme vengano restituite – ha aggiunto – il dissequestro richiederà tempo e non è mai semplice, neppure quando si è in possesso di un titolo esecutivo“.

Quindi se i fratelli Bulgari, nipoti dell’orafo greco Sotirios che nel 1884 diede vita alla pregiata griffe di gioielli, hanno festeggiato l’assoluzione dall’accusa di aver evaso tasse per 55 milioni di euro, Bernard Arnault che sette anni fa ha acquisito la maison capitolina per ampliare il suo polo del lusso Lvhm, dovrà invece aspettare. Sono suoi infatti i 34 milioni di euro messi sotto sequestro dopo il controllo fiscale che la guardia di finanza condusse nel 2011 negli uffici romani di Bulgari, una grossa somma nel frattempo lievitata per gli interessi per la quale devono ancora essere intraprese le pratiche della restituzione. “È già stata una fortuna che anni fa – ha spiegato Assumma – siamo riusciti a liberare dai sigilli gli uffici sequestrati impegnandoci a dare in garanzia i soldi di Lvhm che nel frattempo aveva comprato Bulgari ed era al corrente di questo procedimento”.

In base agli accertamenti dei finanzieri, erano state mosse quattro diverse contestazioni per irregolarità fiscali ma poi “l’Agenzia delle Entrate ritenne fondato un solo accertamento che venne definito pagando, tuttavia siccome processo tributario e processo penale sono indipendenti, la procura ritenne lo stesso sussistenti le quattro accuse e ci sono voluti tre anni di dibattimento per arrivare al proscioglimento”, sottolinea Assumma. Il legale Aspetta di leggere le motivazioni del verdetto assolutorio, ma intanto immagina che una mano per questa vittoria conquistata al Tribunale di Roma “sia venuta dalla riforma tributaria del 2015 che ha introdotto depenalizzazioni oltre che dal fatto che in Irlanda gli uffici della maison erano veramente operativi e con un bel po’ di personale”.

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