Riassunto delle puntate precedenti: l’abbattimento del pregiudizio che vuole escludere l’esemplare disabile dalla vita sessuale prende il via dall’adolescenza, della quale ho narrato le difficoltà afferenti la sessualità e la sfera sentimentale che il francesino incontra rispetto a se stesso, all’altro sesso e all’auto sesso. Su quest’ultimo punto mi sono soffermato nel post precedente, nel quale ho raccontato come (non) mi potevo “dare una mano”.

Se da adolescente riuscivo a toccarmi a fatica, è all’ingresso dell’età adulta che codesta piacevole attività andò a farsi benedire – sempre per non tradire il legame con la Chiesa -, dacché la possibilità di muovere le braccia mi era ormai preclusa. Questa impossibilità a sua volta mi faceva sentire incompleto, poiché mancante in tutto quello che il trastullarsi porta con sé: conoscenza intima della propria sessualità, del proprio corpo e dei piaceri che da esso possono provenire.

Questa sensazione, inoltre, mi accompagnava quando uscivo con gli amici e si parlava di donne e sesso: come è naturale che sia si racconta della propria fidanzata e di quello che con lei si può fare, oltre ad andare al cinema intendo. Non appena si affrontava l’argomento mi sentivo lontano da loro, meno integrato, come fuori dai giochi: non perché non avessi la fidanzata (non ero l’unico) ma perché tutto quanto concernesse il sesso lo potevo solo immaginare, o intuire. Per esempio non avevo ancora visto il colore del piacere, né conosciuto il piacere che si provava (solo sensazioni): ero come immaturo, poiché mancante del giusto equilibrio psicofisico.

Nel frattempo il rapporto con l’altro sesso non aveva fatto tanti “passi” in avanti: da una parte venivo considerato poco in quel senso lì e dall’altra ero io stesso a non considerarmi, a non saperci fare, ad aver paura. Un po’ perché timido – come già spiegato in questo l’immobilità è un gigantesco ostacolo – un po’ perché appunto mancante in qualcosa: quindi davanti a un altro homo sapiens sapiens uomo mi sentivo meno “homo”. Di riflesso tutto questo mi era d’ostacolo con le quote rosa, anche con quelle che vedevano in me l’uomo che sulla carrozzina stava. Figuriamoci con le altre.

In ogni caso le difficoltà nascevano come fiori in primavera: quando prendevo coraggio e le invitavo ad uscire – con la stessa frequenza con la quale muore un Papa – non oso immaginare quali pensieri facessi sbocciare in loro. “Non si sarà innamorato di me? Ma è disabile” si sarà detta qualcuna, oppure “finalmente si è svegliato” o ancora “e vai mi ha chiesto di uscire” (questa molto rara). Altre questo ragionamento: “Povero, come posso privarlo della possibilità di passare qualche ora piacevole, in modo da dimenticare la sua situazione strappalacrime?” e così la mia cara francesina mi rendeva cornuto e mazziato (disabile e per questo considerato meno uomo). Oppure qualcun’altra dava per scontato che da quelle parti le cose non funzionassero a dovere (falso) o che la mia situazione fisica impedisse quell’attività lì (falso) e che quindi cercassi solo amicizia (falso).

Lo so, qualcuno di voi obietterà: ma lei potrebbe anche non essere interessata a quella persona, a prescindere dalla disabilità. Certo che sì: in tal caso la fanciulla farà capire che non intende frequentarlo e l’esemplare di disabile si sentirà considerato come qualsiasi altro uomo, rifiutato. Purtroppo non è quasi mai così, perché comprensibilmente la fanciulla si sentirà in difficoltà a “giocare” il terribile due di picche e (ignara) contribuirà alla confusione mentale del carrozzato.

Come (al contrario) può essere interessata all’uomo che sulla carrozzina sta anche per fare quelle cose lì: perfino in questo caso sarà “frenata” dalla condizione strappalacrime, a volte fino a rinunciare a farsi avanti. In ogni caso necessiterà di un periodo di elaborazione per compiere il grande passo; arridaje con questi passi.

Alla fine non mi restava altro che unire i puntini e prendere la decisione più estrema: ero adulto e integrato ma non conoscevo il sesso; intendevo conoscerlo, perché determinante alla mia crescita personale; necessitavo di recuperare il terreno perduto e mostrare a me stesso di essere uomo in tutti i sensi; e soprattutto porre le basi per un’eventuale futura relazione amorosa (ma dal sesso dovevo passare).

Quindi decisi che… presto lo scoprirete.

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