L’Italia non è un Paese neutrale, che sceglie di volta in volta con chi schierarsi tra l’alleanza atlantica e la Russia“. E’ una scelta di campo, “la nostra scelta di campo”. E’ il passaggio principale dell’intervento del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni che oggi riferisce in Parlamento sulla crisi in Siria. Parole che hanno ricevuto gli applausi dei deputati del Partito Democratico, ma anche quelli di Forza Italia. I deputati dei Cinquestelle sono rimasti invece immobili. Sui banchi del governo sono presenti i ministri Anna Finocchiaro e Roberta Pinotti. L’emiciclo è pieno. Tra i leader sono presenti Luigi Di Maio e Maurizio Martina. Gentiloni ha spiegato tra l’altro che sui “capisaldi della nostra politica estera credo sia molto importante che si manifesti la convergenza parlamentare più ampia possibile. Non nell’interesse del governo dimissionario ma nell’interesse dell’Italia“.


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Per Gentiloni quella di Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna è stata “una risposta motivata, mirata e circoscritta“, anche perché “è stata coordinata con attori presenti per scongiurare vittime civili“. E al contrario, aggiunge il capo del governo uscente, “non abbiamo mai rinunciato in questi anni e non dobbiamo mai rinunciare a quella impostazione del doppio binario che associa la fermezza nei confronti della Russia quando ci sono palesi violazioni del diritto internazionale e si batte per tenere sempre aperta la porta del dialogo nei confronti della Russia. Questa è la posizione italiana, secondo qualcuno troppo tenera verso la Russia, ma non ci sto ai cliché della Guerra fredda o dell’inizio della Seconda guerra mondiale. Noi siamo contemporanei e dobbiamo associare alla fermezza, l’apertura e il dialogo con la Russia”. Per altri versi, in ogni caso, Gentiloni ha ribadito che “sul piano politico e diplomatico abbiamo chiarito ai nostri alleati, fin dall’inizio, la nostra contrarietà ad ogni escalation. E abbiamo ribadito la convinzione dell’impossibile di trovare una soluzione soltanto con l’uso della forza

Nel merito, sull’uso delle armi chimiche da parte dell’esercito di Damasco nella città di Duma, Gentiloni ha spiegato che è stato utilizzato “probabilmente cloro miscelato con sarin o agenti assimilabili. Fonti diverse hanno confermato decine di morti e centinaia di feriti. Ma abbiamo la certezza purtroppo che a seguito del veto della Russia alla proposta del Consiglio di sicurezza l’iniziativa per accertare la verità e le responsabilità è stata bloccata“. In generale, ha sottolineato il presidente del Consiglio, “il conflitto è senza fine, il regime è responsabile di crimini inauditi e a chi si domanda il famoso ‘cui prodest’, perché Assad avrebbe dovuto accanirsi ora” che sta vincendo “con armi chimiche a Duma, io risponderei che di ragionevolezza in questi sette anni di conflitto ne ho vista ben poca. Ho visto francamente in questi anni solo l’irragionevole logica del terrore, quindi non mi domando dove sia la ragionevolezza dell’uso di armi chimiche contro il proprio popolo”. In definitiva “siamo davanti alla tragedia di un regime orribile, eppure da anni il negoziato è inevitabile. L’idea che si potesse cominciare con la cacciata di Assad si è rivelata illusoria”.

In Aula, a Montecitorio, la prima a intervenire dopo Gentiloni è stata la capogruppo del M5s Giulia Grillo che ha sottolineato come la crisi siriana metta in evidenza che “il Paese ha urgente bisogno di un nuovo governo” che “riporti il nostro Paese al centro geostrategico e sia ponte tra Oriente e Occidente“. Per Grillo “pur restando sotto l’ombrello dell’Alleanza atlantica“, l’Italia deve promuovere “iniziative di pace, non di guerra” e “in questa cornice ci auguriamo anche che l’Unione europea si mostri coesa e compatta“. Un concetto, quello dell’unità dell’Ue, ribadito poco dopo da Piero Fassino, che ha parlato a nome del Pd. “L’Italia ha sempre perseguito una soluzione politica e negoziale – ha scandito Fassino, responsabile Esteri del partito – A quei conflitti si può dare una soluzione solo con la via del negoziato“. Per il Pd, dunque, “serve una svolta, ma perchè questo avvenga serve un salto di qualità da parte dei grandi attori internazionali. Non si governa un mondo globale solo sulla base di politiche nazionali. Per contare si deve parlare con una sola voce ed agire con una sola mano”.

Gli interventi più critici sono stati quelli di Guglielmo Picchi, che ha preso la parola per la Lega, e di Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia. Picchi ha ricordato che sull’operazione di americani, inglesi e francesi in Siria non c’è il mandato Onu e che è una “iniziativa unilaterale di nostri alleati”. “Ci saremmo aspettati che l’Italia potesse svolgere un ruolo di mediazione” ha incalzato Picchi, secondo il quale “non saranno le bombe a riportare la pace”. Dall’altro lato il parlamentare leghista ha spiegato che “non ci pare corretto sfidare la Russia: vogliamo che l’Italia collabori su tutti i dossier internazionali. L’Italia deve avere una politica estera assertiva in tutti i contesti”. Quanto alla Russia, Picchi ricorda che “è un partner europeo. E’ inaccettabile che una parte delle opinioni pubbliche come Regno Unito e Usa tornino a concetti di russofobia. La storia è andata avanti. Comunque siamo fedeli alla nostra alleanza atlantica”.

Fratelli d’Italia, da parte sua, “ribadisce la sua contrarietà ad azioni unilaterali anche se viene giustificata con l’idea credibile di ragioni umanitarie e anche se viene compiuta dai nostri storici alleati”. Quindi Meloni ha detto di aver “apprezzato le scelte del governo italiano”, ma di mantenere “riserve sulle parole espresse in quest’aula perchè dire ‘noi non partecipiamo all’attacco’ e dall’altro sostenere che quell’attacco era legittimo e chi è contrario è perchè ‘è amico di Putin’ è una ricostruzione un po’ bambinesca”. “Siamo sempre stati leali – aggiunge la Meloni – e dobbiamo dire con altrettanta lealtà che non rientra negli impegni Nato l’obbligo di sostenere azioni unilaterali di uno o più membri”.

Sulla necessità di un dialogo con Mosca si è soffermato anche Valentino Valentini, per Forza Italia: “La Russia va vista come un partner strategico e non come un avversario. Il che non vuol dire che non ci possano essere contrasti ma che essi si si risolvono dialogando senza un conflitto con Mosca”. Valentini ha ricordato per questo “lo spirito di Pratica di Mare” che “per noi non è morto”. Tantopiù che “forte è la sensazione che ci troviamo di fronte ad un gesto e non ad una iniziativa in sé” messa a punto, con una visione strategica. Secondo il deputato forzista “Gentiloni è stato ispirato a prudenza ed equilibrio, ma le sue parole sono state limitate dal fatto che il governo non sia nella pienezza dei suoi poteri“.

Il gruppo di Liberi e Uguali, con il capogruppo Federico Fornaro, da una parte ha espresso “forte preoccupazione di una possibile escalation, non solo della guerra in Siria, ma un ulteriore elemento di destabilizazzione dell’intera area” e dall’altra la “condanna ferma, netta dell’uso delle armi chimiche”, auspicando che i responsabili di questo “crimine contro l’umanità siano consegnati al più presto alla giustizia internazionale”. Ma, avverte Fornaro, “con le bombe e con i missili non si porta la pace in Siria né in Medio Oriente”. “Non sono in discussione le alleanze internazionali dell’Italia ma con la stessa chiarezza il nostro Paese deve dire che non possono essere condivisibili azioni unilaterali” conclude.

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