Undici minorenni avevano diffuso la foto nuda di una loro coetanea, facendola circolare sui telefonini. Prosciolti in sede di udienza preliminare ora sono stati chiamati a risarcire la parte lesa in sede civile, insieme ai loro genitori. È la sentenza emessa dal giudice del tribunale di Sulmona Daniele Sodani, la quale ha ritenuto responsabili madri e padri. I fatti risalgono al 2013 quando una ragazza all’epoca 14enne, denunciò di essere apparsa sul social Facebook per alcune ore e poi sui telefonini di amici e conoscenti. Ma ben presto quello che all’inizio sembrava un gioco pericoloso presto è finito al centro di indagini giudiziarie condotte dai carabinieri di Sulmona, sollecitati dai genitori della ragazza. L’accusa fu quella di diffusione di materiale pedopornografico. All’inizio furono una trentina i ragazzi, quasi tutti minorenni, chiamati a deporre dai carabinieri.

Da questo elenco sono poi stati estrapolati gli undici ritenuti autori materiali della diffusione delle foto osé. In sede di udienza preliminare gli indagati sono stati tutti prosciolti. Non così in sede civile dove il giudice accogliendo parzialmente le richieste dei genitori che avevano avanzato un risarcimento di 650mila euro, per danni patrimoniali e non, ha stabilito che i convenuti debbano versare, a vario titolo, la cifra in totale di oltre 100mila euro, come danno non patrimoniale. Il giudice ha disposto che a pagare il risarcimento debbano essere i genitori degli allora minorenni perché “è in capo al genitore l’onere di provare e di dimostrare il corretto assolvimento dei propri obblighi educativi e di controllo sul figlio, solo in tal modo potendosi esonerare dalla condanna risarcitoria”. Nella specie nulla è stato dimostrato. Anzi sempre secondo la sentenza del giudice “i fatti esprimono, di per sé, una carenza educativa degli allora minorenni, dimostratisi in tal modo privi del necessario senso critico di una congiura capacità di discernimento e di orientamento consapevole delle proprie scelte nel rispetto e nella tutela altrui. Capacità che invece avrebbero già dovuto godere in relazione all’età posseduta. Tanto è vero che alcuni coetanei ricevuta la foto non l’hanno divulgata”. Il giudice ha rimproverato i genitori della minorenne non riconoscendo loro il risarcimento in quanto non avrebbero vigilato sulla condotta imprudente della propria figlia, da cui sarebbero partite le foto osé.

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