Angela Rizzo, carabiniera in forza alla compagnia di Firenze, è stata accusata di aver leso l’immagine dell’Arma per le dichiarazioni rilasciate alla giornalista Giulia Bosetti di Presa diretta, la trasmissione di Rai3 condotta da Riccardo Iacona.

La sua testimonianza, difficile e tormentata, riguardava le molestie subite da lei e da altre colleghe ed era inserita nella puntata dedicata a “Sesso e potere”, un’inchiesta che ha illuminato situazioni di arbitrio e di umiliazione e che è riuscita a dare voce a chi non aveva mai trovato il coraggio di ribellarsi e di denunciare. Tra queste voci quella di Angela Rizzo che ha raccontato storie di abusi che, forse, avrebbero dovuto essere denunciate e stroncate proprio da chi ora l’accusa di aver leso l’immagine dell’Arma dei Carabinieri.

A disonorare il corpo non è stata l’intervista di Angela Rizzo (comunque l’articolo 21 della Costituzione vale anche per lei), ma chi abusa della divisa per molestare lei e le sue colleghe. Una donna – soprattutto se indossa una divisa – fatica a denunciare, conosce il rischio dell’isolamento e della calunnia, sa che forse non potrà contare sulla solidarietà dei superiori e di tanti colleghi. Eppure Angela ha scelto di parlare, perché il peso che portava dentro era troppo grande per restare nascosto, in attesa dei tempi di un’inchiesta interna, magari continuando a incontrare e a vedere quelli che Lei considera i suoi molestatori.

Per questo Angela ha fatto bene a denunciare e per questo ci sembra giusto invitate tutte e tutti a condividere la campagna #iostoconangela.

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