Camere, l’elezione dei presidenti tra blitz e franchi tiratori. Ecco regole, candidati e aneddoti per seguire gli scrutini - 3/7
Da Fico a Franceschini: di sicuro serve un patto politico
Quello che è certo è che per l’elezione della Camera, soprattutto con la formazione composita dell’emiciclo, serve un patto politico solido: nessuno dei tre poli (due
più grandi, uno più piccolo) può ambire a eleggere qualcuno per conto proprio. I nomi che sono stati in cima alla lista, fino a ieri, sono stati quelli di Roberto Fico e Riccardo Fraccaro, entrambi esponenti dei Cinquestelle. Nei giorni scorsi si era fatto anche il nome di Emilio Carelli, anche lui eletto con il M5s, ma per trent’anni dipendente delle aziende Fininvest e Mediaset. Ma in un quadro che distribuirebbe una Camera al M5s e l’altra al centrodestra le altre figure che sono state avvicinate allo scranno più alto di Montecitorio sono state Giancarlo Giorgetti (Lega), Mariastella Gelmini (Forza Italia), Dario Franceschini e Roberto Giachetti (entrambi del Pd), ma anche la leader dei Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Una delle ipotesi più remote, infine, è che i candidati alla presidenza delle Camere siano i leader dei partiti usciti “vincitori”, quindi a Montecitorio Luigi Di Maio e al Senato Matteo Salvini.