Come minacciato Donald Trump ha aperto le ostilità commericiali con a Cina. Il presidente Usa ha firmato alla Casa Bianca il Section 301 action‘, un memorandum che ha come obiettivo tariffe ed altre sanzioni per un valore annuo di almeno 60 miliardi di dollari contro Pechino, accusata di rubare agli Usa segreti tecnologici e commerciali, privando le società americane di ricavi per miliardi di dollari e cancellando migliaia di posti di lavoro. Le misure – che sono state presentate in una conferenza stampa – colpiranno l’import cinese in circa cento categorie commerciali e imporranno restrizioni agli investimenti cinesi negli Usa. Contemporaneamente l’inquilino della Casa Bianca grazia l’Europa ed altri Paesi alleati degli Usa sospendendo temporaneamente i dazi sull’import di acciaio ed alluminio che avrebbero dovuto entrare in vigore venerdì.

Se l’Ue tira un sospiro di sollievo, il governo cinese non sta a guardare e promette di prendere “tutte le misure necessarie per difendere gli interessi del Paese”: il ministero del Commercio assicura in una nota postata sul sito web che “la Cina non si siederà pigramente a vedere i suoi legittimi interessi danneggiati”. Donald Trump – che solo a novembre stringeva la mano del presidente Xi Jiping e firmava accordi – ha detto di aver un “rispetto enorme” per il presidente Xi e che vede Pechino come “un amico” ma “abbiamo un deficit commerciale di 504 miliardi di dollari, qualcuno dice 375 miliardi in base al modo in cui si calcola. È comunque il deficit più ampio mai registrato da un paese ed è fuori controllo. Abbiamo un tremendo problema di furti di proprietà intellettuale, centinaia di miliardi di dollari su base annuale. Ho parlato con il presidente e con altri rappresentanti della Cina. Ho chiesto di ridurre immediatamente il deficit commerciale di 100 miliardi di dollari, è molto. Se gli altri tassano del 25% una nostra auto e noi tassiamo una loro auto del 2%, non va bene. Ecco come ha fatto la Cina a ricostruire… Siamo impegnati in una ampia discussione, vediamo come andrà a finire”.

Un protezionismo che però Trump con un altro nome: “Vogliamo rapporti reciproci. La parola chiave è reciprocità, a specchio: se ci tassano, noi tassiamo loro. Per molti anni non è stato così, in molti non riuscivano a credere di aver tratta vantaggio dai rapporti commerciali con gli Stati Uniti”, afferma ancora. “Ho parlato più volte di pratiche commerciali scorrette. Abbiamo perso 60mila imprese nel nostro paese in pochi anni, almeno 6 milioni di posti di lavoro. Ora cominciano a tornare. Molti paesi ci contattano per trattare, perché non vogliono pagare le tariffe previste per acciaio e alluminio. Stiamo iniziando una trattativa con l’Unione Europea, che ha barriere: loro possono fare affari con noi ma noi non possiamo fare affari con loro, non è equo”.

“Il Nafta – afferma riferendosi al trattato tra Usa, Messico e Canada – è stato molto penalizzante per gli Stati Uniti, dobbiamo migliorarlo o fare qualcos’altro. L’accordo con la Corea del Sud è molto squilibrato, deve essere modificato. Tutti vogliono trattare e in molti casi, forse tutti, troveremo un accordo”, dice facendo riferimento agli interlocutori”, prosegue il presidente. “Stiamo facendo cose che avrebbero dovuto essere fatte tanti anni fa. Gli Stati Uniti sono stati oggetti di abuso da parte di tante altre nazioni che hanno tratto vantaggi. Faremo in modo che non accada più: forse è uno dei motivi per cui sono stato eletto, forse uno dei motivi principali. Abbiamo un deficit commerciale totale di 800 miliardi”, dice snocciolando altre cifre.

La portavoce del ministero degli Esteri, Hua Chunying, ha ribadito che Pechino auspica che gli Usa “non prendano azioni che andrebbero a colpire entrambe le parti”. Del resto, i timori di compagnie e associazioni Usa sono stati veicolati alla Casa Bianca a causa del fatto che “l’imposizione di dazi su vasta scala innescherebbero conseguenze negative per l’economia americana“, colpendo produzione e consumatori. “Ciò che gli Stati Uniti stanno facendo è difendersi strategicamente dall’aggressione economica della Cina” ha dichiarato Peter Navarro, direttore del National Trade Council della Casa Bianca e autore delle misure. Le tariffe, che il rappresentante commerciale degli Stati Uniti pubblicherà entro 15 giorni, riguarderanno 1.300 linee di merci cinesi – dalle scarpe, all’abbigliamento e all’elettronica, hanno detto i funzionari dell’amministrazione Usa. Trump ha dato indicazione al Dipartimento del Tesoro per imporre restrizioni sugli investimenti cinesi nelle aziende tecnologiche americane. Una pratica che il governo cinese – secondo Washington – usa per sviluppare i propri “campioni nazionali” in industrie all’avanguardia.

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