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Maurizio Sarri: altro che rispettosa, la sua frase è più che sessista. Ecco perché

Maurizio Sarri: altro che rispettosa, la sua frase è più che sessista. Ecco perché
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Piccola premessa lessicale: la parola “sessista” non piace neanche a me, e sì, certe volte è usata anche a sproposito. Si potrebbe usare tranquillamente la sua traduzione, ovvero “che discrimina in base al genere”. Sessista, insomma, è qualunque affermazione, comportamento, norma, decisione che opera una discriminazione perché una persona è donna. Oppure, anche, uomo (non si riferisce dunque solo alle donne, bene ricordarlo).

Ma allora la frase del tecnico del Napoli Maurizio Sarri rivolta alla giornalista Titti Improta, colpevole solo di aver chiesto se il campionato fosse compromesso, è sessista o no? La risposta è sì. Detto in soldoni è una frase che esprime il più becero maschilismo. Quella che sembra infatti un’espressione di rispetto – “non ti mando affanc… perché sei donna” – nasconde l’esatto contrario, ossia esattamente una discriminazione in base al genere.

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In quel frangente, infatti, il rispetto verso il giornalista o la giornalista che Sarri aveva di fronte avrebbe dovuto comportare un atteggiamento di assoluta neutralità rispetto al fatto che a fare la domanda fosse stata una donna o un uomo. In quell’occasione, insomma, l’unica cosa che doveva contare era il trovarsi di fronte un professionista, al quale rispondere in maniera professionale. Mettere davanti a tutto ciò l’essere donna della Improta non è rispettoso come potrebbe sembrare, ma offensivo, come se le donne fossero un universo a parte, diverse, non uguali rispetto ai giornalisti “normali”. Anzi, neanche giornaliste, solo “donne”.

Ma la spia che rivela il maschilismo dell’allenatore sta soprattutto nell’aggettivo utilizzato dopo donna, ossia “carina“. Qui davvero il maschilismo dilaga, lasciando spazio allo stereotipo della donna degna di rispetto in quanto bella, bona, sexy, e così via, mentre le altre, brutte, cozze, potrebbero anche non esistere. Queste ultime dunque doppiamente diverse, in quanto donne e in quanto brutte. Insomma, un concentrato di infelice sessismo in una sola frase, che comunque non stupisce più di tanto, visto che il calcio è uno degli sport più maschilisti che esistano (le donne non esistono, infatti non giocano e se giocano non vengono riprese e comunque non guadagnano nulla. Nel mondo del calcio esistono solo come mogli dei giocatori, ma di tutto ciò nessuno si stupisce).

Positivo comunque il fatto che la frase sia stata non solo stigmatizzata dall’Ordine dei Giornalisti della Campania, ma subito anche criticata da molti e anche dal web, costringendo il tecnico a scusarsi. Dieci anni fa, ma neanche cinque o forse tre, questo non sarebbe stato possibile, nessuno ci avrebbe fatto caso. Segno che comunque la sensibilità verso le discriminazioni di genere comincia a farsi strada. Piaccia o no, appunto, la parola “sessista”.

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