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Elezioni 2018, sia chiaro: il Sud rifiuta ogni ipotesi di Salvini premier

Elezioni 2018, sia chiaro: il Sud rifiuta ogni ipotesi di Salvini premier
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“Mah, vuoi vedere…?!”. Nei bar e sui marciapiedi già svezzati da un sole primaverile, facce scettiche come di chi ne ha viste tante: ieri il Sud si è svegliato preoccupato. Divisa dal clima e adesso anche dall’ideologia, l’Italia spezzata si ritrova nei dubbi sul futuro ma da punti di vista distanti: “Te l’immagini, Salvini premier?” Domande mugugnate, che a dirlo forte succede davvero. Per il Meridione, francamente, un’ipotesi spaventosa. Vero che la prima coalizione è di centrodestra, vero che a trascinarla è stata la Lega, ma è altrettanto vero che l’idea di un incarico di governo a chi rappresenta meno di un italiano su cinque, terzo partito del Paese, avrebbe il sapore acre del cioccolatino che pensavi al latte e ti esplode in bocca col rum.
“Non può essere, non sarebbe giusto”. Però non sarebbe la prima volta, con le leggi elettorali che valgono più del parere degli elettori.

Un film di governi recenti che subito lascia il posto a un vecchio lungometraggio di offese, insinuazioni, insulti sputati dalla Lega prima verso il basso e poi ancora più giù, verso l’Africa. Cambia il mirino, non il metodo.

Si scrive di valanga 5 Stelle al Sud e valanga leghista al Nord, eppure dal Meridione sale la paura che tutto possa franare nell’imponderabile, con la tramontana capace di scavalcare lo scirocco anche se questo soffia forte il doppio. Un paradosso ma non così paradossale: 18 italiani (del Nord) potrebbero valere più di 32 (del Sud). Assurdo.

Come è assurdo ritrovarsi nel 2018 a scrivere di due Italie, ma la crepa è profonda proprio perché il Carroccio ha picconato a lungo per allargarla salvo da poco buttarci terra sopra.
Un incarico di governo a Salvini la renderebbe voragine, con gran parte del Paese che non si riconosce e rifiuta il leader. Mezza Italia che tornerebbe a disinteressarsi di politica o, peggio ancora, si arrabbierebbe.

Perché, non nascondiamolo, è la rabbia il tema di queste elezioni. La stessa su cui la Lega – e non solo la Lega – monta se stessa separando chi viene prima da chi dopo; un concetto che è negazione stessa di un governo che si occupa e preoccupa di tutti.

Perché, diciamolo chiaramente, l’unico modo che ha Salvini per circondarsi di una maggioranza è raccogliere poltrone quanto basta dagli atri schieramenti. Migrazioni interne al Parlamento che farebbero comodo tanto quanto quelle ai confini.

Perché, sia chiaro, è solo un’ipotesi, ma ci ha già stancato.

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