di Massimo Marotta

Premessa: qui a Singapore ho ricevuto il plico elettorale in tempo, senza volantini aggiuntivi spediti insieme o separatamente al plico. Purtoppo, sembra che questa non sia la sorte capitata a molti miei concittadini che all’estero si sono visti recapitare volantinaggio elettorale. Vivendo all’estero da un ventennio sono familiare sia con la procedura di iscrizione all’Aire (Anagrafe italiani residenti all’estero) sia come funzionano gli eventuali aggiornamenti di cambio residenza.

All’atto dell’iscrizione Aire l’autorità consolare comunica il tutto al Comune italiano di provenienza, il quale provvede a registrare il residente estero nelle proprie liste Aire. Essendo di Roma, sono quindi iscritto al registro Aire del comune di Roma. Il comune di iscrizione comunicherà al Ministero di competenza il quale manterrà le liste elettorali aggiornate. Per cambi di residenza/domicilio all’interno della stessa nazione è sufficiente inviare un modulo all’autorità consolare.

Nel gruppo Facebook “Italiani all’estero“, che conta circa 12 mila membri e di cui sono semplicemente parte (non sono né il fondatore né un amministratore), si moltiplicano i post di residenti all’estero che hanno ricevuto, in corrispondenza separata dal plico elettorale, del volantinaggio elettorale di vari partiti. Stefania scrive: “Non nella busta del materiale elettorale!! Ho ricevuto la propaganda di Berlusconi e compagni in una busta a parte!!”; Andrea scrive: “Io in Inghilterra ho ricevuto in busta a parte il volantino Pd”; Giuseppe: “Scozia, ho ricevuto il volantino del Pd. Di solito me ne arrivano da tutti i partiti”.

Sembra ovvio dedurre che i candidati abbiano ricevuto (non si sa chiaramente da chi) gli indirizzi degli italiani all’estero iscritti all’Aire e residenti nella loro circoscrizione elettorale. Non penso, come letto in qualche post, che nessun Consolato o Ambasciata invii propaganda elettorale direttamente, e crederlo sarebbe un’ idea complottista tipo credere delle scie chimiche. Ma la questione non è ancora chiara.

La prima riflessione è sull’opportunità, se la procedura è legale, di fornire dati personali a persone che, in quanto semplicemente candidate, diventano in breve, e nuovamente, normali cittadini. Se non fossimo in Italia non direi che ci sia il rischio di vedere i propri dati personali recapitati in mano a candidati indagati o pregiudicati.
La seconda riflessione e che, come cittadino, dovrei avere la possibilità di autorizzare o meno la divulgazione dei miei dati personali. Per quale motivo, se una legge sulla privacy già esiste? Ma la domanda principale è sull’efficienza del volantinaggio. Non so in quanti possano cambiare intenzione di voto in base a un volantino su carta stampata con una foto sorridente e qualche slogan. Che alla fine sia tutta carta sprecata? È questa la politica moderna ed efficiente che vogliamo?

Mentre scrivo penso al fatto che ieri ho infilato in busta e spedito al consolato le mie schede elettorali, arrivate senza timbro di sezione. Non sarebbe più opportuno autenticare le schede inviate all’estero (con timbro dall’Italia) in modo da essere sicuri che le schede che rientrino in Italia, anche se in numero minore, siano parte del lotto di quelle inviate? Ovviamente la critica è semplicemente al sistema corrente che ha qualche falla probabilmente più seria della questione volantini. Difatti votiamo con una semplice penna su schede non timbrate e nemmeno firmate.

Speriamo che i miei cari concittadini all’estero, impressionati e convinti dai contenuti di qualche volantino, non calchino troppo con la normale penna a sfera rischiando di lasciare traccie che potrebbero annullare il loro voto, e a quel punto la carta sprecata sarebbe doppia.

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