Cinema

Oscar 2018, miglior film animato: ecco perché il favorito non è più Coco

Va bene sarà l’ennesima statuetta per la Disney Pixar. Però, signore e signori, tra i candidati per il miglior lungometraggio d’animazione c’è parecchia classe da vendere: Ferdinand, Loving Vincent, The breadwinner, Baby Boss. Per almeno tre motivi, non tutto è ancora deciso. Proviamo a spiegarvi il perché

di Davide Turrini

Teniamo in fondo ai pronostici The Breadwinner di Nora Twomey e Anthony Leo e Baby Boss di Tom McGrath e Ramsey Ann Naito. Il primo, con produttrice esecutiva Angelina Jolie, pur essendo la storia di una bambina che si ribella ai draconiani divieti contro la donna dei talebani afgani, e pur avendo il pedigree creativo e produttivo degli irlandesi di Cartoon Saloon (quelli del candidato agli Oscar 2014, Song of the sea), non ha quella compattezza di linguaggio e la piena maturità da lungometraggio d’animazione che non va oltre il contenuto politico forte. Il secondo, invece, produzione Dreamworks, pur nella disinibita e spiritosa prepotenza anche un po’ misogina del protagonista Baby Boss, ricade nel calderone degli schizzi provenienti dall’affare “Weinstein” perché il protagonista, appunto è doppiato da Alec Baldwin, altra figura non uscita del tutto limpida dai battibecchi sul tema della difesa delle donne dalle molestie sessuali.

Oscar 2018, miglior film animato: ecco perché il favorito non è più Coco - 4/4
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