Tra i grandi fastidi del mondo moderno, l’incapacità di tacere. Una gara alla tuttologia che non si interrompe nemmeno se insanguinata, ma anzi accelera. Così la tragedia di Macerata, dove tragedia prima di molte altre è la parola più adatta perché esprime umano dolore, divampa sui social e nelle bocche fameliche nella maniera peggiore.

Non il dolore, né i nomi delle vittime ignorate e già cremate dall’ardore, ma il dito puntato contro un volto iniettato di stupidaggini. Colpevole, omicida, cinico, cruento e, cosa peggiore di tutte, leghista. Sia chiaro, non difendo la Lega mantice dei rancori; ma non posso nemmeno accettare l’ennesima strumentalizzazione generica e politica. Basta con gli sciacalli sui colpi ancora caldi.

I meridionali non sono tutti mafiosi, gli extracomunitari non tutti delinquenti e poi, in un paio d’ore, esplode nella home di ogni social l’assalto alla Lega intera per la crudeltà di uno? Se generalizzare non va bene, non va bene sempre. Piuttosto che accerchiare un partito, fosse anche il peggiore, sarebbe dignitosa e meravigliosa un’Italia che, come accaduto in tanti altri casi, solidarizza con le vittime. O queste vittime nere hanno meno importanza del loro carnefice bianco?

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