Come hanno notato molti commentatori, le promesse elettorali si sprecano da parte di tutti i partiti e poli politici. E’ evidente che in questo festival dei ciarlatani i programmi non possono essere giudicati per cosa promettono. Ha più senso verificare da dove propongono di prendere i soldi, perché questa è la vera cartina al tornasole per una politica che in campagna elettorale promette mari e monti e poi quando governa ti rifila Monti Mario o qualche altro coniglio mannaro.

Interessante da questo punto di vista è vedere cosa 5 stelle e LeU dicono su Europa e trattati europei, visto che come giustamente recita il programma generale del M5S: “Il nostro ambizioso programma vuole portare l’Italia a essere ispiratrice globale di un modello di sviluppo economico sostenibile. Per farlo avremo bisogno di maggiore sovranità economica. Bisognerà da una parte eliminare gli sprechi e combattere seriamente la corruzione, ma dall’altra sarà indispensabile affrontare con coraggio un duro confronto internazionale per liberarsi dalle catene dei vincoli numerici, economici e giuridici ingiusti sottoscritti con l’Ue”.

La proposta fondamentale del Movimento 5 stelle sul versante europeo è quella di ridurre il debito pubblico italiano di 40 punti in dieci anni. Ovviamente tutto questo è accompagnato da proposte di sforamenti di deficit, etc etc, ma il punto fondamentale, quella che i potentati liberisti si sono andati a leggere per capire se i 5 stelle erano affidabili oppure no, è la riduzione del debito. Qualcuno pensa che questa proposta sia comunque migliorativa del fiscal compact e quindi costituisca comunque un positivo e realistico passo nella direzione giusta. Niente di più falso. Il fiscal compact prevede di portare il debito pubblico italiano al 60% del Pil in vent’anni. Visto che oggi il debito è al 130% del Pil, questo equivale a tagliare il debito italiano di 80 punti in 20 anni. Scusate, ma la proposta del M5S di tagliare il debito di 40 punti in 10 anni, non coincide esattamente con le prescrizioni del fiscal compact di tagliare di 80 punti in vent’anni?

Il grande “coraggio” con cui il Movimento 5 stelle di Luigi Di Maio si appresta ad affrontare il “duro confronto internazionale” è questo: che si applica il fiscal compact voluto da Schauble e da Monti, punto e basta.

Per quanto riguarda Liberi e Uguali, la parabola è più coerente: Bersani e soci hanno votato il pareggio di bilancio in Costituzione e non chiedono assolutamente di toglierlo, così come hanno votato la Fornero e Bersani dice che “fa ridere” chi propone di abolire la legge Fornero. Effettivamente lui che l’ha votata e non vuole abolirla, ha già fatto piangere milioni di lavoratrici e lavoratori italiani e tanti continuerà a farne piangere. Del resto il gruppo di senatori bersaniani è stato decisivo per permettere al governo Gentiloni di impedire il referendum sul Jobs act su cui la Cgil aveva raccolto milioni di firme….

Lascio perdere Matteo Salvini che non solo sta in coalizione con Berlusconi – che sul rispetto dei trattati europei è piuttosto chiaro – ma anche perché la parola di Salvini vale meno di nulla visto che la Lega ha votato a favore del trattato di Maastricht, di Lisbona e del pareggio di bilancio in Costituzione. Come diceva Aristotele, “le democrazie sono spesso corrotte dall’insolenza dei demagoghi”.

Contro questa grande DC, che invece da correnti è composta da partiti formalmente divisi, che va da dalla destra a Di Maio e Grasso, che si divide su tutto ma è completamente unita sull’essenziale, occorre votare Potere al Popolo. L’unica lista che dice che occorre trasgredire i trattati europei e rompere la gabbia di questa Unione Europea. Non a caso il regime politico mediatico – corrispondente a quello politico – ci oscura: tutta la scena deve essere occupata dalla destra e dalla sinistra di regime…

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