Pace fatta. Casualmente una decina di giorni prima che Renzi annunciasse la sua nuova candidatura alle primarie del Pd, che poi vincerà l’8 dicembre 2013 con oltre il 67% dei voti. Un plebiscito, nonché l’inizio della scalata politica di Renzi a Palazzo Chigi, dove arriva il 22 febbraio 2014 per sostituire il dimissionario Enrico Letta, sfiduciato da un documento della direzione del Pd presentato dallo stesso sindaco di Firenze. Passano neanche due settimane e l’ex nemico Marchionne diventa grande amico, in nome di quella propensione filogovernativa con cui Fca tratta chiunque si affacci nelle stanze del potere. È il 4 marzo, agenzia Ansa: “Marchionne dà il suo sostegno al nuovo governo Renzi“. Parla l’ad: “La Fiat è sempre filogovernativa“, “il Paese ha bisogno di credibilità internazionale“, “il Jobs Act non ci influenza”. Tra i due scoppia l’intesa. Le agenzie di stampa sembrano il diario di un amore. 13 marzo 2014, sempre Marchionne: “Le misure del governo vanno nella giusta direzione, Renzi è stato veramente qualcosa di nuovo, di dirompente, di cui il Paese ha bisogno”. La giovane età e l’inesperienza? Tutto dimenticato. 31 marzo, il fidanzamento è ufficiale: “Bisogna dare a Renzi la possibilità di portare avanti il processo di riforme. Lo sta chiedendo il mondo intero. Siamo in luna di miele, i mercati stanno apprezzando ciò che sta succedendo in Italia, non vorrei interrompere questo incantesimo“.

E l’incantesimo di Renzi con l’Italia diventa matrimonio il 25 maggio 2014, quando alle elezioni europee il suo Pd raccoglie il 41% dei consensi. Una vittoria clamorosa. E per Marchionne il premier diventa una sorta di totem. Dice di aspettarlo in visita a Detroit (1 giugno 2014, Festival dell’Economia di Trento), lo va a trovare con John Elkann a Palazzo Chigi per presentargli la nuova Jeep Renegade (25 luglio, Renzi: “È una grande gioia che sia prodotta nello stabilimento di Melfi”), quando si tratta di parlare di riforme non fa mancare il suo appoggio mediatico (1 agosto, l’ad: “Andare avanti e non guardare in faccia nessuno”). Settembre 2014 è il mese della visita di Renzi negli Stati Uniti. Marchionne è entusiasta: “A me questo ragazzo piace, un grande coraggio” (7 settembre), “Renzi ce la farà, sta cambiando sistema” (24 settembre). Iniziano anche i primi attacchi al premier, con il direttore del Corsera De Bortoli che lo critica apertamente con un duro editoriale sul quotidiano di via Solferino. Marchionne fa spallucce e conferma l’appoggio: “È essenziale avere un indirizzo chiaro e penso che ce lo stia dando. Renzi non ha paura, questo abbiamo in comune ” (26 settembre). Renzi risponde: “Sosteniamo Fiat, è nostra idea Made in Italy. In Italia ce la faremo come ha fatto Chrysler” (26 settembre).

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