Tre lavoratori licenziati in tronco, senza nemmeno rispettare il periodo di preavviso. E’ successo lunedì 11 dicembre nella redazione di pagina99, il settimanale della società News 3.0. Una decisione che ai due giornalisti e al grafico, lasciati a casa da un giorno all’altro, è stata motivata con le difficili condizioni economiche della società, il costante calo di fatturato e il fatto che le loro professionalità non sono più necessarie dopo che a novembre il settimanale ha detto addio alle edicole per spostarsi completamente sull’online. I licenziamenti sono il probabile preludio a un ulteriore ridimensionamento di pagina99, che ha già perso l’edizione in pdf scaricabile dal sito (quella del 7 dicembre è stata l’ultima) e potrebbe essere presto ridotta a mera sezione di Lettera43.it, altra testata edita da News 3.0. Nella redazione rimangono infatti solo sette lavoratori, sei dei quali a tempo determinato. Tra loro quattro giornalisti praticanti con contratto in scadenza tra dicembre e febbraio e un giornalista professionista con contratto fino al 2019.
Tra i licenziati di ieri c’è anche il fiduciario di redazione, figura che svolge una funzione di rappresentanza sindacale. “Si chiude così nel più triste dei modi l’avventura di questo settimanale – scrive la redazione in un comunicato in cui annuncia lo stato di agitazione e due giorni di sciopero – da questa mattina non abbiamo più una persona che possa disegnare il giornale, non abbiamo più un caposervizio che coordini il lavoro e commissioni i pezzi ai collaboratori che, come abbiamo già denunciato, non vengono pagati da diversi mesi”. I giornalisti accusano l’azienda di avere sinora negato qualsiasi incontro per fare chiarezza sul destino della testata e sottolineano un punto: i licenziamenti sono partiti senza che la società abbia prima dichiarato lo stato di crisi o abbia preso in considerazione l’impiego di ammortizzatori sociali, modo di operare che secondo fonti interne consultate da ilfattoquotidiano.it potrebbe essere motivato dal non voler causare danni di immagine alla società.
“A tutt’oggi nessuno ci ha detto come faremo il giornale, e cosa ne resta – continua il comunicato -. Le lettere di licenziamento, in altre parole, hanno preceduto qualsiasi comunicazione alla redazione riguardo il futuro della testata. Tutto questo accade a soli tre mesi dall’intervista rilasciata a Prima Comunicazione dall’azionista di maggioranza, Matteo Arpe, in cui spiegava come avrebbe fatto guadagnare gli editori con la sua nuova app, Tinaba, e assicurava l’esistenza di un piano per rendere pagina99 “un’iniziativa editoriale sostenibile, senza deludere i suoi lettori e trovandone di nuovi’”. Parole che non hanno portato a un rilancio del settimanale, visto che da allora l’editore “ha prima chiuso la versione cartacea senza un piano per il passaggio al digitale e oggi, senza alcuna comunicazione alla redazione, come sarebbe previsto dal contratto nazionale di lavoro, ha notificato tre licenziamenti in tronco”.
A tale comunicato ribatte l’editore News 3.0, “respingendo la posizione espressa dalla redazione, che contiene elementi parziali e fuorvianti”. I licenziamenti vengono spiegati come una conseguenza della chiusura dell’edizione cartacea e “sono funzionali al mantenimento in vita dell’intera iniziativa editoriale e della testata stessa”. Per quanto riguarda i mancati compensi ai collaboratori esterni, la società sostiene di aver predisposto un “piano per la definizione e il saldo dei pagamenti” a loro favore. “News 3.0 – controllata da Sator Private Equity Fund e non personalmente da Matteo Arpe – ha investito nella testata in questione (dopo che la stessa era stata chiusa per un precedente fallimento) negli ultimi tre esercizi circa 3 milioni di euro. A fronte di tali investimenti – continua la nota della società – il giornale ha avuto nello stesso periodo un calo delle copie pari al 60% e i costi sono stati pari a più del doppio dei ricavi. Un combinato disposto che ha comportato una perdita complessiva di circa 3,5 milioni di euro”. Per questo News 3.0 parla di un “contesto fortemente negativo”, nonostante il quale “il consiglio di amministrazione ha recentemente deliberato di non chiudere la testata ma di tentare un nuovo e ulteriore rilancio della stessa attraverso l’accorpamento di Pagina 99 alle iniziative digitali di Tinaba Media e FreeJourn, la piattaforma per free lance risultata tra i progetti innovativi finanziati da Google”.
Fondata nel febbraio del 2014 tra gli altri da Emanuele Bevilacqua, Pagina99 era tornata in edicola nel novembre del 2015, dopo essere stata assente per quasi un anno. A rilanciarla era stato l’intervento di News 3.0, società la cui quota di maggioranza è detenuta dalla Sator di Matteo Arpe. La direzione era stata affidata a Bevilacqua e a Luigi Spinola, con la condirezione di Roberta Carlini. A giugno 2016, in una logica di riduzione dei costi, la redazione era stata trasferita da Roma a Milano, mentre la direzione era stata affidata a Enrico Pedemonte. Per incrementare le vendite non soddisfacenti in edicola, l’azienda aveva tentato la via di una importante campagna di marketing. Nulla che fosse però riuscito a sollevare i dati di vendita, che nell’ultimo periodo non raggiungevano le 1.200 copie. La scorsa estate un ulteriore cambiamento, con l’arrivo del nuovo direttore, Paolo Madron, direttore anche di Lettera43 e presidente di News 3.0. Fino alle vicende degli ultimi giorni, con i tre licenziamenti in tronco.
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