Sono state le guardie a consegnargli il veleno. Oppure le maglie larghe nei controlli all’ingresso dell’aula hanno permesso a Slobodan Praljak di suicidarsi in diretta tv bevendo una bottiglietta di cianuro mentre i giudici del Tribunale penale dell’Aja (Tpi) confermavano in appello la sua condanna a 20 anni. Tante le polemiche sull’affidabilità delle misure di sicurezza all’interno del Tpi dopo la morte del criminale di guerra croato-bosniaco. Come ha fatto a procurarsi il veleno e chi glielo ha portato? Se il suo avvocato Nika Pinter dice di non saperne nulla, a fornire una possibile pista è un ex detenuto del carcere del Tribunale dell’Aja.

Al portale bosniaco Klix.ba la fonte, anonima, si è detta convinta che a dare a Praljak la bottiglietta di veleno sia stato o uno degli imputati già condannati e detenuti nel carcere del Tpi a Scheveningen, sui quali a suo avviso i controlli sono meno stretti, o una delle guardie in servizio al Tribunale, che sono mal pagate e che farebbero facilmente una cosa del genere per denaro. “Spesso e volentieri per soldi ci portavano cose che noi chiedevamo e ce le consegnavano in cella”, ha raccontato l’ex detenuto. E alla relativa facilità con cui Praljak avrebbe portato in aula il contenitore col veleno si è riferito anche Goran Mikulicic, un avvocato croato citato dal portale del giornale Jutarnji list. A suo avviso, i controlli all’ingresso nelle sale di udienza del Tpi non sono così stretti e non tali da richiedere l’apertura di un minuscolo contenitore.

Intanto, i risultati preliminari dell’autopsia effettuata sul corpo di Praljak, hanno riferito i procuratori olandesi, hanno rivelato la presenza di cianuro. Ma nelle località con popolazione croata cattolica dell’Erzegovina – a cominciare dal capoluogo Mostar – si rende onore all’ex generale suicida con lumini, candele, preghiere e messe in suffragio. Un minuto di silenzio è stato osservato in apertura di seduta al parlamento a Zagabria, mentre aspre critiche al Tpi sono state espresse dalla presidente croata Kolinda Grabar Kitarovic. “Il generale Praljak ha preferito dare la propria vita piuttosto che vivere come un criminale di guerra condannato per crimini che era convinto di non aver commesso”, ha detto la presidente, secondo cui “il Tpi non ha assolto alla propria missione” di fare giustizia.

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