“Non c’è nulla da temere” e se fosse stato “bauscia” avrebbe aggiunto “ghe pensi mi”. A parlare è il direttore operativo dell’Aeroporto di Heathrow, John Holland-Kaye, incalzato da giornalisti e curiosi che vorrebbero sapere cosa è successo.

Già, cos’è accaduto? Siamo a Ilbert Street, nella zone del Queen’s Park, nell’area orientale della capitale del Regno Unito. Un passante nota qualcosa sul marciapiede, si china e la raccoglie. E’ una “pennetta” usb. L’uomo arriva a casa e la inserisce nel proprio computer. Spaventato per il contenuto, corre alla alla redazione del Mirror (segnale che anche all’estero la gente ha più fiducia dei giornalisti che degli sbirri) per consegnarla.

L’edizione domenicale del quotidiano britannico guadagna così l’opportunità di fare uno scoop tutt’altro che trascurabile, vista e considerata l’endemica preoccupazione collettiva sui rischi di attentati in determinati contesti che costituiscono il naturale crocevia di significative aggregazioni di persone.

Il piccolo supporto di memorizzazione rinvenuto casualmente contiene 76 “cartelle” di documentazione riservata riguardante la sicurezza del principale scalo aeroportuale londinese. Nonostante l’imperturbabile contegno di mister Holland-Kaye e le sue rasserenanti dichiarazioni alla stampa, l’episodio non può che richiamare l’attenzione almeno di turisti, viaggiatori per lavoro e chiunque altro sia ancora in possesso del minimo buon senso.

Non tutti i 174 file sono classificati “confidential” o “restricted”, ma senza dubbio il loro contenuto non era destinato alla divulgazione, seppur involontaria. Il manager di Heathrow ha sottolineato che tutti i piani a salvaguardia dell’aeroporto sono stati sottoposti a verifica, che la situazione è sotto controllo e che l’intero complesso è da considerarsi in totale sicurezza.

Meno male.

E’ la fantastica occasione per prendere atto che non importa a nessuno che tutti possano sapere quali “pass” identificativi siano necessari (e quale ne sia l’aspetto) per l’ingresso nelle aree di riconosciuta criticità. Non interessa affatto che chiunque possa conoscere quali siano i turni di ronda e la composizione e gli orari delle pattuglie di poliziotti di servizio a prevenzione di attentati, avere mappa certa e ben definita delle precise dislocazioni delle telecamere di sorveglianza e dei limiti di ripresa, disporre di ogni particolare relativo a tunnel segreti e passaggi di servizio precauzionalmente sconosciuti al pubblico.

E’ la confortante circostanza per apprendere che non è rischioso che siano potenzialmente di pubblico dominio gli itinerari utilizzati e il dettaglio delle misure di sicurezza adottate per tutelare Sua Maestà la Regina quando deve imbarcarsi verso qualunque destinazione o deve far ritorno con un volo di Stato.

Uno di quei documenti evidenzia poi le tecniche utilizzate nei recenti attacchi terroristici e approfondisce le minacce che possono riguardare specificamente l’aeroporto, ma a quanto pare non c’è da preoccuparsi. Le informazioni (in tutto oltre 2,5 gigabyte) sembrano provenire dalla struttura di intelligence della struttura di Heathrow, aeroporto che ha sempre riconosciuto la “top priority” alla sicurezza e all’incolumità dei passeggeri e del personale che vi lavora.

Quei file come sono finiti su quella “pendrive”? Chi li ha portati fuori per poi perderli per strada?

Il buon signor John Holland-Kaye, nel corso della riunione del Commons transport committee (l’equivalente della nostrana Commissione parlamentare trasporti) di lunedì scorso avrebbe dichiarato che – sulla base delle informazioni in suo possesso – in quella minuscola memoria usb non c’è nulla che possa destare preoccupazione per la sicurezza.

Se lo dice lui.

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