Dalle parti dei gazebo la chiamano la milanesizzazione del Movimento 5 stelle: il realismo e le mediazioni, l’istituzionalizzazione e i volti più eccentrici sempre lontani dai riflettori. Poi soprattutto, l’occhio al nord come bacino di voti e quindi al Sacro Graal degli imprenditori. C’è un registra dietro tutto questo e si chiama Davide Casaleggio. Il figlio del cofondatore del Movimento, se lo dimentica spesso la stampa, è uno degli attivisti delle origini: può vantare di averli visti nascere tutti a fianco del padre e ora vuole poterli indirizzare verso una crescita.

La sua presenza per tutta la tre giorni è stata percettibile solo nei dettagli: chiuso nel suo ufficio dietro il palco, neppure i parlamentari spesso riescono a vederlo. È lui ad aver disciplinato gli accessi e ad aver richiesto una migliore organizzazione anche nella gestione dello show. Porta la sua firma ad esempio l’inserimento del nome del consigliere regionale della Lombardia Stefano Buffagni nel programma del palco: un colpo di mano che ha fatto innervosire molti, ma si dovranno abituare a vedere in giro quello che Davide considera l’esempio di come si lavora sul nord. Casaleggio ha fatto un’apparizione alla chiusura della manifestazione, ma più che altro è stato un saluto. Domande, confronti, consenso: non è cosa che lo riguarda. Davide Casaleggio segue la via del padre, ma con l’energia del giovane e forse con una furbizia in più: far passare i cambiamenti senza bisogno di imporsi o senza bisogno per forza di chiedere il permesso a qualcuno dentro il Movimento. L’anonimato gioca dalla sua parte: le cose succedono e non per forza tutti sanno il perché e chi le ha fatte succedere. E se non sai con chi lamentarti, molto spesso non lo fai.

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