In una centrale chimica vicino a Houston si sono verificate due esplosioni a causa dei gravi danni provocati dal passaggio della tempesta tropicale Harvey. Lo ha reso noto un comunicato della stessa società francese Arkema, proprietaria dell’impianto: “Siamo stati informati dall’Emergency Operations Center (Eoc) della contea di Harris di due esplosioni e fumo nero provenienti dalla centrale”. Ciò che Arkema non dice, però, è che dalla struttura sono fuoriuscite alcune sostanze chimiche che hanno causato il ricovero in ospedale di un poliziotto impegnato nei soccorsi nella zona: l’uomo ha inalato alcuni vapori nocive. Altre 9 persone si sono presentate spontaneamente all’ospedale per accertamenti. La Arkema ha assicurato che le sostanze non sono “tossiche”. Secondo lo sceriffo della Contea di Harris, Ed Gonzales, le sostanze non sono fuoriuscite a cause delle esplosioni riportate in precedenza.

L’intera zona era già stata evacuata perché gli esperti avevano avvertito che, a causa delle forti piogge e dell’inondazione, il sistema di refrigerazione dei composti chimici stoccati nell’impianto ha smesso di funzionare e il rischio di esplosioni era reale e non poteva essere prevenuto. Gli operai martedì avevano abbandonato la fabbrica e mercoledì è stata decisa l’evacuazione di tutta la popolazione nel raggio di 2,5 chilometri attorno alla fabbrica, che si trova nella cittadina di Crosby, alle porte di Houston.

Il passaggio della tempesta Harvey in Texas ha provocato almeno 37 vittime, come riporta la Cnn. Le autorità della contea di Harris hanno confermato infatti altri sei morti collegati agli effetti della tempesta. Harvey è destinato a diventare il disastro naturale più costoso della storia degli Stati Uniti. I danni, secondo gli esperti, ammonteranno a circa 160 miliardi di dollari, l’equivalente di Katrina e Sandy messi assieme. Joel Myers, presidente della società di previsioni meteo AccuWeather, sostiene che i costi rappresenteranno lo 0,08% del pil Usa (19mila miliardi). “Questo è solo l’inizio del disastro – ha detto – parti di Houston, la quarta città più popolosa degli Usa, saranno inabitabili per settimane e forse mesi”.

La centrale chimica esplosa è un impianto della multinazionale francese Arkema, dove si producono perossidi organici, composti chimici con molti usi che vanno dai medicinali ai materiali edili. Si tratta di preparati facilmente infiammabili. La fabbrica è stata chiusa venerdì, prima dell’arrivo della tempesta tropicale Harvey. Ma l’impianto è stato colpito più del previsto e sommerso da quasi due metri d’acqua. L’inondazione ha messo fuori uso sia l’impianto elettrico normale che i due generatori di emergenza. “Vogliamo che i residenti della zona siano consapevoli del fatto che il prodotto chimico è immagazzinato in diversi posti all’interno dello stabilimento e che permane quindi il rischio di ulteriori esplosioni“, ha riferito l’Arkema in una dichiarazione. La società invita quindi le persone che sono state evacuate nelle scorse ore a non fare ritorno nelle loro abitazioni fino a che non sarà rientrata l’emergenza.

La cittadina di Crosby è stata completamente evacuata e sono state chiuse anche tutte le strade, creando ulteriori problemi al traffico in zone già inondate dove molte famiglie hanno difficoltà a rifornirsi di beni alimentari. A Houston, la città più colpita da Harvey, ci sono stati più di 30 morti e attualmente ci sono 30mila sfollati. Le abitazioni danneggiate dall’alluvione sono quasi 49mila e di queste un migliaio sono andate distrutte. Circa 195mila persone, comunicano le autorità del Texas. hanno avviato il processo di richiesta degli aiuti federali. I danni stimati al momento ammontano in totale a 70-90 miliardi di dollari. Intanto la tempesta tropicale ha lasciato il Texas e ha toccato terra in Louisiana.

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Harvey: dopo il Texas, un disastro climatico può arrivare anche in Italia?

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