“Per la Rai ho solo un grande amore. Ho lavorato 30 anni in questa azienda, sono cresciuto professionalmente e ho incontrato persone straordinarie. Poi è chiaro che, quando arriva un direttore generale che impone la sua linea (Mario Orfeo, ndr), o la accetti oppure ti alzi e te ne vai“. Così il giornalista Massimo Giletti, ospite del TgLa7, parla del suo imminente passaggio all’emittente di Urbano Cairo. E sottolinea: “C’è la libertà del direttore generale di imporre la linea e c’è libertà di un conduttore di decidere che la propria libertà non può essere comprata da niente. Ma, alla fine, continuare a parlare del passato non è una grande strada. Adesso sono concentrato sul futuro. La media di share dell’Arena, nelle prime due ore, era del 21,2%, quindi uno dei più grandi successi di un prodotto interno della Rai. Certo, qualcuno un domani dovrà spiegare la verità non a me, che me ne dovrò fare una ragione, ma ai 4 milioni di spettatori, che pagano il canone“. Giletti aggiunge: “A La7 sono venuto per cercare una nuova strada, che parte però da quella che ho lasciato. La7 mi ha dato più certezze sulle possibilità di racconto. Penso che il servizio pubblico si possa fare ovunque. Servizio pubblico vuol dire raccontare il Paese, esaltando quello che fa la gente. Quando mi attaccano dandomi del populista è perché la politica non vuole cambiare. L’importante è non essere ideologici”. Poi conclude: “Ora devo fare la squadra di lavoro e per fortuna sono rimasti tutti con me. Questo vuol dire che nei momenti difficili le persone vere escono. Io ho una grande squadra. E il successo di un programma non è mai di chi va in video, ma di chi sta dietro le quinte

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