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Pensioni, “rinviare l’aumento dell’età a 67 anni costa 1,2 miliardi”. Sindacati: “Governo intervenga o mobilitazione”

Fonti "vicine al dossier" hanno riferito alle agenzie di stampa la cifra necessaria per far slittare l'adeguamento automatico all’aspettativa di vita previsto dalla riforma Fornero. Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti per ora se la cava con un "no comment"
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Rinviare l’aumento dell’età pensionabile a 67 anni costa “circa 1,2 miliardi”. Lo hanno fatto sapere all’Ansa fonti vicine al dossier, mentre sale la tensione tra governo e sindacati e a due giorni dall’appello all’esecutivo dei presidenti delle commissioni Lavoro, secondo cui lo scatto previsto per il 2019 è “inaccettabile e irragionevole“. Ma far slittare l’adeguamento automatico all’aspettativa di vita previsto dalla riforma Fornero, lasciando l’asticella agli attuali 66 anni e 7 mesi, costa. La decisione deve essere presa entro quest’anno.

Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti per ora se la cava con un “no comment”. Ma i sindacati non ci stanno. “Se il governo non ci dà risposte riprenderemo la mobilitazione“, ha avvertito il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli, a margine dell’attivo unitario con Cisl e Uil sulle pensioni. Per Ghiselli “è necessario un confronto costruttivo” sulla cosiddetta fase due delle pensioni, che ha al centro le garanzie dei giovani di oggi, e sul nodo dell’età d’uscita, con l’obiettivo di “sterilizzare” l’adeguamento all’aspettativa di vita.

Il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti, ha sottolineato come “anche il parlamento si sia schierato per impedire l’aumento”, ricordando l’appello ‘bipartisan’ dei presidenti di Cesare Damiano e Maurizio Sacconi. D’accordo il segretario confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli.

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