Altro che sostenibilità. Nonostante il concetto di mobilità sostenibile si faccia sempre più largo, nelle grandi città italiane l’auto privata batte il trasporto pubblico, che è sempre più indietro. Come potrebbe andare diversamente? Tra tagli, ritardi, mezzi pubblici vecchi e lenti, guasti e disservizi, l’offerta del servizio pubblico è ferma al palo. Roma è maglia nera,  molto indietro rispetto alle altre città europee. Questa la situazione descritta da Legambiente nel corso del convegno “Mobilità In-sostenibile. Obiettivi pubblici e ruolo dei privati per cambiare la situazione delle città italiane” organizzato a Roma e pensato per avviare un confronto sul tema. L’associazione ambientalista ha analizzato le criticità e le ragioni della crisi che sta vivendo il trasporto pubblico e lanciato una serie di proposte. Al centro la domanda di mobilità del trasporto pubblico e privato, su ferro e su gomma, ciclabile e pedonale, ma anche le frontiere dello sharing e della micromobilità elettrica. C’è molto da fare. Basti pensare che, come calcolato da Legambiente “continuando così ci vorranno 80 anni prima che la Capitale recuperi il gap di linee metropolitane rispetto alle altre città europee”. E poi ci sono i casi limite. Su alcune linee ferroviarie, come la Roma-Ostia Lido e la Circumvesuviana, per degrado e tagli, il numero dei passeggeri è diminuito di oltre il 30% costringendo decine di migliaia di persone a spostarsi sui mezzi privati.

L’AUTO BATTE IL TRASPORTO PUBBLICO – Nelle grandi città italiane il mezzo di trasporto privato è quello preferito per gli spostamenti. Una tendenza confermata dai dati: negli ultimi anni è aumentata la quota degli spostamenti in auto, passata dall’8,1% del 2014 al’8,3% del 2015, mentre è diminuita quella effettuata con i mezzi pubblici, che è passata dal 14,6% (2014) all’11,7% nel 2015 (Fonte Cdp, Asstra). Tutto a discapito dell’ambiente e dei cittadini. Tra le grandi città, la maglia nera per la mobilità insostenibile spetta a Roma, che è molto indietro rispetto rispetto alle città europee per dotazioni di metropolitane, tram, ferrovie suburbane, mentre ha un record nel possesso di automobili, pari a 67 auto ogni 100 abitanti. Inoltre nella Capitale l’offerta di trasporto pubblico è diminuita dal 2005 al 2015 del 6% e si sta ancora contraendo.

“Le città italiane – spiega Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente – hanno un drammatico bisogno di rilanciare le diverse forme di mobilità sostenibile per migliorare la vita delle persone e la qualità dell’aria”. In alcune grandi aree urbane la condizione è davvero di emergenza “eppure oggi – spiega Zanchini – è possibile uscire da questa situazione come dimostrano le città europee e alcune buone pratiche di gestione e innovazione nei trasporti avviate in alcune città italiane”. Per questo Legambiente chiede al Governo Gentiloni “di avere il coraggio di fare scelte diverse, potenziando e integrando le diverse forme di mobilità urbana”.

I NUMERI DELLA MOBILITÀ – La verità è che ad oggi l’offerta del trasporto pubblico è ferma al palo. Nonostante i numeri: ogni giorno in Italia sono 2 milioni e 830mila i passeggeri sulla rete ferroviaria regionale, 2 milioni e 650mila coloro che prendono la rete metropolitana nelle 7 città in cui sono presenti, 14 milioni i cittadini che usufruiscono del trasporto pubblico locale su gomma. Nelle città italiane la lunghezza totale dei chilometri di metropolitane è inferiore a quella della sola città di Madrid (235 km contro i 291 della città spagnola). “Anche i nuovi progetti – sottolinea Legambiente – sono limitati e inadeguati a recuperare i ritardi”. Negli ultimi anni la situazione è peggiorata anche per l’assenza di investimenti. Secondo i dati di Asstra e Cdp, dal 2005 al 2015 si è registrata una riduzione del 13% del parco circolante degli autobus che è passato da 58.307 a 50.576 mezzi in circolazione. Non solo: l’Italia vanta il parco mezzi più anziano d’Europa con una media di età, in aumento, di 11,38 anni contro i 7 anni dell’Ue. Nel trasporto ferroviario regionale l’età del materiale rotabile è, invece, di 17,2 anni, ma con significative differenze tra Nord e Sud. L’età media dei convogli nel Meridione è di 20,3 anni rispetto ai 14,7 del Nord e ai 17,2 della media nazionale.

LE RAGIONI DELLA CRISI – Secondo Legambiente le ragioni della crisi che ha colpito il trasporto pubblico sono legate anche al fatto che le città metropolitane (dove vive il 40% della popolazione italiana), sono escluse dalle decisioni sui trasporti “perché – spiega l’associazione – le Regioni decidono sul trasporto ferroviario pendolare mentre il TPL (il trasporto pubblico locale) è gestito separatamente da centinaia di Comuni. Per Legambiente occorre “replicare le buone pratiche già avviate in alcune grandi città italiane e che riguardano il potenziamento delle linee ferroviarie e tramviarie, l’introduzione di aree pedonali e zone a traffico limitato a pagamento e un maggior investimento su piste ciclabili e micromobilità”. È successo a Firenze e a Palermo con il potenziamento della linea tramviaria, a Pesaro con la bicipolitana lunga 85 km e con 14 linee che connettono tutte le aree della città, in Puglia con l’introduzione del biglietto ferroviario integrato e in Trentino Alto Adige con la riqualificazione e il potenziamento della linea ferroviaria in Val Venosta.

Articolo Precedente

Incendi boschivi, cosa ci insegna il caso della California

next
Articolo Successivo

EcoFuturo 2017, dagli orti bio-attivi al biogas. Al festival delle eco-tecnologie l’agricoltura sostenibile la fa da protagonista

next