Mentre Matteo Renzi, per il quinto giorno consecutivo rilancia la necessità della legge sullo ius soli (“E’ un dovere”), il Senato si attarda a discutere e votare la riforma della legge di cittadinanza. Di sicuro il testo non sarà esaminato entro la prossima settimana e ci sono dubbi anche sulla successiva. Motivi di calendario, in apparenza. Risse in maggioranza, in realtà. “Dobbiamo prima convertire il decreto sui vaccini – dice il capogruppo democratico al Senato Luigi Zanda – e poi, anche per colpa del voto favorevole sulla modifica del calendario da parte del M5s, non potremo riprendere la discussione sullo Ius soli ma dovremo occuparci del Comune di Sappada“. E’ vero: Cinquestelle e Forza Italia, insieme, hanno approvato in Aula un’inversione dell’ordine dei lavori, dando la precedenza all’annessione di Sappada al Friuli Venezia Giulia. Ma è stato possibile perché evidentemente la maggioranza non ha fatto pesare il proprio patrimonio di voti.

E’ il riflesso del confronto che si sta sviluppando – nel merito della legge – tra i due principali partiti di governo, Partito democratico e Alternativa Popolare. Non servono retroscena, per una volta. “Rimane una precedenza assoluta per il Pd – dice Zanda – come mi hanno confermato nelle ultime ore sia il premier Gentiloni, sia il segretario Pd Renzi”. Ma a mettersi di traverso sono gli alfaniani. “È essenziale un supplemento di riflessione” chiede il ministro per gli Affari regionali Enrico Costa. Gli risponde il presidente dei democratici Matteo Orfini: “Ricordo al ministro che il testo è stato approvato alla Camera 637 giorni fa, con il voto favorevole della maggioranza di governo, compresa la parte da cui proviene Costa”. Altro che riflessione, insomma. Andrea Marcucci, senatore renziano, annuncia che il Pd vuole approvare la legge entro la fine di luglio.

Ma se questi sono i toni, servirà davvero la fiducia, come promette da mesi proprio Orfini, senza che sia mai diventata realtà. Ma anche lo scenario della questione di fiducia è respinto da Area Popolare: “Non c’è alcun bisogno della fiducia – dice il capogruppo alla Camera Maurizio Lupi – Non è argomento sul quale sia impegnato il governo. Se il Partito democratico ritiene che questa legge vada approvata entro la fine di luglio, come dichiarano alcuni suoi esponenti, ha una strada molto semplice da percorrere, come si fa in tutte le democrazie parlamentari, l’Aula del Parlamento”. Della serie: ci vogliamo tenere le mani libere. Poiché contro lo ius soli si sono già espressi tutti i partiti del centrodestra (Lega Nord in testa) e il Movimento Cinque Stelle diventerebbe rischioso il percorso della legge per la maggioranza e per il Pd. I democratici dovrebbero cercare voti alla sua sinistra ma non sarebbero sufficienti. Racconta l’Ansa che la Lega abbia fatto girare la voce che chi voterà lo ius soli non avrà chance di essere candidato nel centrodestra e la prospettiva terrorizza esponenti di un partito che non ha ancora deciso con chi allearsi alle elezioni. E dall’altra parte Renzi non vuole passare per quello che fa cadere il governo per lo ius soli.

Molto dipenderà sul clima nell’opinione pubblica e quindi nei partiti dall’esito dell’impegno del ministro degli Interni Marco Minniti e del governo per cercare di cambiare Triton e allargare anche ad altri Paesi l’onere dell’accoglienza di chi sbarca. A quel punto, se Angelino Alfano riuscisse a serrare le sue fila, il Senato dovrà affrontare 4 voti di fiducia per ogni articolo del testo visto che il ddl è arrivato in Aula senza relatore. O, ipotesi più probabile visto il rischio di ogni votazione, sarà presentato un maxi-emendamento da varare con un unico voto di fiducia, mettendo, però, in conto a quel punto un definitivo passaggio alla Camera dove la maggioranza non ha problemi, ma dove l’agenda di fine legislatura comincia a essere ingolfata.

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