“Virginia Raggi? E’ chiaro che un sindaco a 5 Stelle sotto processo danneggerebbe il M5S. Il movimento si è dato un codice etico secondo cui solo dopo una condanna di primo grado un amministratore se ne deve andare. Secondo me, è sbagliato, perché dipende sempre dal tipo di reato“. Così a Otto e Mezzo (La7) il direttore de il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, commenta la vicenda giudiziaria della sindaca di Roma, Virginia Raggi. “Secondo me, se uno viene condannato per diffamazione, anche se lo condannano in Cassazione, può restare al suo posto” – continua – “Se la Raggi si fosse messa anche un solo euro di denaro pubblico in tasca, se ne dovrebbe andare anche in assenza di un avviso di garanzia. Ma se è accusata di aver fatto delle nomine, cioè di aver fatto tutto quello che i sindaci del mondo fanno, per quanto mi riguarda, c’è poco da discutere. Si vedrà se quelle nomine sono regolari o meno. Peraltro, quella delle nomine comunali è un ginepraio pazzesco”. E aggiunge: “La Raggi è indagata per aver nominato Romeo come suo capo segreteria, nomina che l’Anac di Raffaele Cantone ha ritenuto legittima e la procura di Roma ritiene illegittima. E’, insomma, una materia assolutamente magmatica. Non mi sembra un tema da dimissioni, proprio perché non è un reato infamante come quello di chi si mette i soldi in tasca o usa il denaro pubblico per farsi gli affari suoi”. Travaglio precisa: “L’Espresso ha definito la Raggi ‘bugiarda seriale’. E’ una opinione. Il Fatto ha scritto che la sua vicenda giudiziaria è mezza archiviata, cioè un fatto. Di cinque accuse che gravavano sul capo della sindaca di Roma, la procura di Roma ha chiesto di archiviarne tre, lasciandone in piedi due. Una delle due riguarda una bugia, che ovviamente la procura di Roma dovrà dimostrare al processo”

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