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Esselunga, le eredi di Bernando Caprotti ai cinesi: “L’azienda non è in vendita”

Giuliana Albera e sua figlia Marina Caprotti lo hanno scritto in un messaggio inviato ai dirigenti e ai quadri del gruppo. Negli scorsi giorni era arrivata un'offerta pari a 7,3 miliardi dal gruppo cinese Yida Investment Group, guidato Yida Zhang
Esselunga, le eredi di Bernando Caprotti ai cinesi: “L’azienda non è in vendita”
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Esselunga non si vende. Giuliana Albera e sua figlia Marina Caprotti lo hanno scritto in un messaggio inviato ai dirigenti e ai quadri del gruppo. “In relazione ai recenti articoli di stampa desideriamo precisare a tutti voi che l’azienda non è in vendita“, è il testo della mail inviato ai propri dipendenti dalla presidente onoraria e dalla vice-presidente, che hanno in mano il 70% del capitale.

Strada sbarrata, quindi, per il gruppo cinese Yida Investment Group, guidato Yida Zhang, che ha presentato una manifestazione d’interesse per rilevare l’intero capitale di Esselunga e La Villata, a cui fanno capo le proprietà immobiliari. L’offerta, come anticipato da La Repubblica e documentato da Affaritaliani, è pari a 7,3 miliardi di euro ed è valida fino al 7 luglio.

Ma, a quanto pare, gli eredi di Bernardo Caprotti non hanno intenzione di vendere la proprietà del colosso della distribuzione. L’affare, spiega oggi l’Adnkronos, è stato impostato dall’ex giocatore della Lazio Gigi Martini. Il calciatore, che è anche ex presidente di Enav, ha uno stretto rapporto di amicizia con Yida Zhang. Un ruolo nel tentativo di acquisto lo ha svolto anche Giulio Malgara, fondatore dell’Auditel e amico della famiglia Caprotti.

Martini e Malgara avrebbero avuto l’idea di avvicinare le parti e verificare la fattibilità dell’operazione, vista la disponibilità del magnate cinese a investire in Italia. I contenuti dell’offerta sono stati costruiti rapidamente una volta constatato l’interesse concreto di Yida Zhang. Ma da Giuliana Albera e Marina Caprotti è arrivato un secco no che stoppa le volontà orientali di mettere le mani su Esselunga.

La catena di supermercati, prima della morte del fondatore, era finita nel mirino dei fondi Blackstone e Cvc avevano valutato il gruppo tra i 4 e i 6 miliardi a seconda dell’inclusione o meno dell’attività immobiliare da rilevare insieme alla gestione operativa.

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