Referendum propositivi, rigorosamente senza quorum, con tanto di “referendum day” una volta all’anno. Ma anche petizioni e leggi popolari sul modello della piattaforma “Change.org”, con la raccolta di firme certificate online sul nuovo sito del Comune, che arriverà nei prossimi mesi e avrà un’area dedicata alla “partecipazione”. Sono questi i dettagli della proposta dell’amministrazione di Virginia Raggi per modificare lo statuto di Roma Capitale e introdurre dei nuovi principi di “democrazia diretta”. Anche se il sogno del voto online, uno dei cavalli di battaglia del Movimento 5 stelle, resta una prospettiva molto lontana, forse per il momento irraggiungibile.

REFERENDUM SENZA QUORUM E “CONTROPROPOSTA” – L’annuncio era stato dato ad inizio aprile, alla presenza della sindaca Raggi e del deputato Riccardo Fraccaro (uno dei due “parlamentari-tutor” del Campidoglio). C’è voluto più di un mese per avere il testo della proposta e capire nel concreto di cosa si trattasse: ora il documento, che ilfattoquotidiano.it ha potuto visionare, è stato depositato in commissione. Una quindicina di pagine, che riscrivono diversi articoli dello statuto di Roma Capitale, per introdurre diversi nuovi istituti. A partire dal referendum, lo strumento di democrazia diretta per eccellenza: Roma presto conoscerà anche quello propositivo, oltre ai più tradizionali consultivi e abrogativi. Ma soprattutto potrà fare a meno dei quorum, dal momento che come si legge all’articolo 10 “le proposte sono approvate se è raggiunta la maggioranza dei voti, indipendentemente dal numero dei partecipanti al voto”. “Come avviene già per i referendum confermativi, ci muoviamo all’interno della costituzione”, ha spiegato il consigliere Angelo Sturni, primo firmatario del testo. Quasi del tutto inedita, invece, l’idea della “controproposta” referendaria (che ha qualche precedente in Svizzera e in California): una volta depositato il quesito da parte dei firmatari, l’amministrazione in carica avrà diritto a presentare un “contro-referendum” sullo stesso tema; se il comitato promotore si riterrà soddisfatto, questo sostituirà la vecchia proposta, altrimenti i due quesiti procederanno su binari paralleli, saranno votati insieme e verrà approvato quello che riceverà più preferenze. Le proposte referendarie depositate nel corso di un anno saranno votate tutte insieme in quello successivo, in una sorta di “referendum day”.

VERSO IL BILANCIO PARTECIPATIVO – Un altro capitolo è dedicato al “bilancio partecipativo” (che è già stato sperimentato in qualche municipio dalle amministrazioni passate), con cui i cittadini dovrebbero collaborare al processo dello stanziamento delle risorse sui vari capitoli di spesa). Ma la parte più interessante del provvedimento è forse quella che riguarda l’uso della tecnologia: viene inseriamo un articolo specifico che apre alla “promozione di forme di consultazione anche con il ricorso a tecnologie informatiche telematiche”, definizione che ritorna a più riprese nel testo. “Non abbiamo intenzione di abolire gli strumenti tradizionali: introduciamo un principio generico che apre le porte a soluzioni diverse, su cui faremo tutti gli approfondimenti del caso”, ha detto Sturni. Il sogno, manco a dirlo, è quello del voto online su cui si basano tutte le consultazioni del Movimento. Attuarlo anche a Roma non sarà così semplice. Di sicuro non immediato.

RACCOLTA FIRME SUL SITO DEL COMUNE – Nei prossimi mesi arriverà il nuovo sito del Comune, dotato di un’apposita sezione per la “partecipazione”: una piattaforma interattiva (tutto fatto “in house”, senza il ricorso ad aziende private) su cui gli utenti registrati potranno accedere a varie funzioni. Una versione sperimentale sarà lanciata a breve, quella definitiva in autunno. L’applicazione più realistica, più del voto, sarà quella della raccolta firme: i cittadini potranno sottoscrivere petizioni, leggi di iniziativa popolare e referendum con la loro firma certificata in base a livelli differenti di Spid (il sistema pubblico di identità digitale). Così – e non abbassando la quota di firme da raccogliere – il M5s conta di rivitalizzare gli strumenti di democrazia diretta che negli ultimi anni sono di fatto agonizzanti a livello locale. “In futuro invece le proposte dei cittadini torneranno ad essere discusse”, è sicuro il consigliere pentastellato Sturni. Il discorso, invece, si complica sulle consultazioni, per quelle che i tecnici definiscono “ragioni di sicurezza, certificazione e controllo del voto”. Per il momento il tema “resta sullo sfondo”. Prima ci sarà comunque molto lavoro da fare: la proposta, inviata ai Municipi, arriverà in Assemblea capitolina per l’ok definitivo entro l’estate. Poi però serviranno tutti i decreti attuativi sulle materie toccate, con un’inevitabile fase di transizione. La riforma dovrebbe andare a regime tra la fine del 2018 e il 2019. E allora si potrà vedere all’opera la “democrazia a 5 stelle” a Roma.

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