Ahmed Douma, uno dei più noti attivisti politici egiziani, blogger, co-fondatore del Movimento giovanile 6 aprile e anche poeta, è in isolamento nella prigione di Tora al Cairo dal 3 dicembre 2013, giorno del suo arresto. Sebbene il suo isolamento abbia superato ormai 1200 giorni (contro i 15 previsti come durata massima dal diritto internazionale) e nonostante i suoi familiari si siano rivolti a ogni genere di autorità e abbiano presentato numerosi appelli, finora non c’è stato modo di porvi fine. Il prossimo appello sarà esaminato il 16 di questo mese.

La salute di Douma è in costante peggioramento. Da oltre un anno ha dolori alle ginocchia e da due mesi anche alla schiena. Non riesce a dormire e questo gli provoca costanti emicranie. E proprio da oltre un anno i medici della prigione raccomandano il suo ricovero in un ospedale. Ma anche loro non vengono ascoltati.

La cella di Douma è situata a fianco alla fogna del carcere ed è piena d’insetti. La sua ora d’aria inizia quando tutti gli altri detenuti sono rientrati e l’incontro coi familiari si svolge sempre in isolamento, quando sono finiti gli altri colloqui. Gli sono preclusi sia la biblioteca che il luogo di preghiera all’interno della prigione. Che ha fatto Ahmed Douma per meritare questo trattamento crudele, inumano e degradante?

Niente di più che essere un attivista politico coerente: ha avuto problemi con la giustizia egiziana sotto Mubarak, poi nel 2012 durante l’interregno del Consiglio supremo delle forze armate. Nel 2013 è stato condannato a sei mesi per “insulto al presidente” Mohammed Morsi.

Il 22 dicembre dello stesso anno, cinque mesi dopo il colpo di stato di Abdel Fattah al-Sisi, è stato condannato a tre anni di carcere per aver preso parte a una manifestazione non autorizzata insieme ad Ahmed Maher e Mohamed Adel, poi rilasciati su cauzione all’inizio di quest’anno (rilasciati per modo di dire: devono presentarsi per i prossimi tre anni alla più vicina stazione di polizia per trascorrervi 12 ore al giorno).

Il 9 dicembre 2014, nell’ennesimo processo ai suoi danni, Douma è stato condannato ad altri tre anni per “disprezzo nei confronti dei giudici”. Infine, il 4 febbraio 2015 lui e altri 229 imputati sono stati condannati all’ergastolo – che in Egitto è automaticamente commutato in 25 anni di carcere – per aver preso parte, nel dicembre 2011, a Occupy Cabinet, una serie di proteste convocate di fronte alla sede del governo contro la nomina del nuovo primo ministro Kamal al-Ganzouri. Proteste terminate con oltre 10 morti e più di 800 feriti tra i manifestanti. Qui l’appello promosso da Amnesty International per chiedere la fine dell’isolamento e le cure mediche per Ahmed Douma, se necessario anche fuori dal carcere.

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