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Legittima difesa, l’Anm: “E’ un intervento inutile e confuso, il Parlamento desista”

Il presidente dell'associazione magistrati: "C'è già un atteggiamento di estremo favore dei giudici verso chi invoca la legittima difesa, mentre queste norme creeranno problemi applicativi". Il procuratore di Lodi: "Ci sarà qualche assoluzione in più, ma le persone continueranno a essere indagate. E' il senso dello Stato di diritto"
Legittima difesa, l’Anm: “E’ un intervento inutile e confuso, il Parlamento desista”
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Quello sulla legittima difesa “è un intervento che non serviva” e che “è anche un po’ confuso”. Il legislatore “non deve assecondare gli umori” della società e dovrebbe “desistere dal mettere mano a questa normativa”. Lo ha detto il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Eugenio Albamonte intervistato dal Gr1. Si tratta di un intervento inutile, ha spiegato Albamonte, “perché la giurisprudenza dimostra, anche soltanto guardando gli ultimi casi, che c’è un atteggiamento di estremo favore da parte dei giudici verso chi invoca la legittima difesa, non è discrezionale ma già stabilito dalla legge“. Per questo “un intervento ulteriore non serviva, soprattutto se come in questo caso, è anche un po’confuso”. In particolare lo stato di grave turbamento di cui parla la nuova normativa “porrà dei problemi applicativi“: “E’ una categoria giuridica che non esisteva fino a poco fa” e “metterà alla prova i giudici, che dovranno stabilire quando c’è turbamento, quando non c’è, quando è grave”.

Altro nodo è il riferimento all’orario notturno: “Non c’è una norma purtroppo che stabilisce quando bisogna considerare esistente l’orario notturno e quando no”. E’ alla luce di questo quadro che l’Anm chiede di accantonare questa riforma: “C’è già una normativa che è più che sufficiente… A me pare che tutto questo intervento sia molto caratterizzato dall’esigenza di assecondare una sensazione, una percezione all’interno della società, ma il legislatore non deve assecondare gli umori”.

Sul Messaggero aveva parlato il procuratore capo di Lodi Domenico Chiaro che si è occupato del caso di Mario Cattaneo, il ristoratore di Gugnano che ha ucciso con un colpo di fucile uno dei ladri entrati per rubare nel suo locale. Secondo Chiaro, tuttavia, “ora ci sarà qualche assoluzione in più rispetto alla vecchia disciplina, quando magari nel dubbio si comminavano condanne al minimo della pena. Ma nella pratica è molto difficile che, in caso di morte dell’aggressore, sia così evidente il turbamento psichico. Nella maggior parte delle situazioni, le modalità della sparatoria non sono chiare. Avvengono in luoghi isolati, senza telecamere e spesso nemmeno testimoni”. Il magistrato comunque definisce “buona” la riforma, precisando che comunque si continuerà a indagare chi sparerà. “La legge – sottolinea – ci obbliga a intervenire e a Gugnano abbiamo dovuto farlo anche per evitare che altri pensino che si possa sparare a un estraneo che si arrampica sulla recinzione di casa. Questo è il senso dello Stato di diritto, noi processiamo anche se la gente imbraccia i forconi. E se la legge cambia, ci adeguiamo”.

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