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Valentino Rossi può davvero vincere il mondiale MotoGp? Lo dicono esperienza, costanza e calendario favorevole

Il Dottore non è favorito per il trionfo finale, ma l'ottimo inizio di stagione e altri fattori preoccupano Marquez e Vinales. Che fanno bene a temere il campione pesarese, che ha ancora ampi margini di miglioramento
Valentino Rossi può davvero vincere il mondiale MotoGp? Lo dicono esperienza, costanza e calendario favorevole
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Lui fa finta di non crederci, sorride, si gode il momento e smorza gli entusiasmi. Jorge Lorenzo, che lo conosce bene per le battaglie in pista e per averlo avuto come compagno alla Yamaha, dice di stare attenti a Valentino Rossi: a 38 anni può essere ancora un concorrente per il titolo mondiale della MotoGp. Il pesarese sarà il terzo incomodo nella lotta tra Marc Marquez e Maverick Viñales? Intanto, dopo tre gran premi, i due annunciati duellanti per il trono sono alle sue spalle. E sì, forse sì, a dispetto dell’età e di una moto non performante come quella dei giovani spagnoli, il Dottore può giocare un brutto scherzo al campione del mondo in carica e all’astro nascente del circuito.

Non è solo una questione di esperienza. C’è una classifica a raccontare qualcosa di più del margine di vantaggio che Rossi ha in questo momento. La costanza, prima di tutto: terzo posto all’esordio, secondo in Argentina e Texas, dove lo scorso anno buttò via un pezzo di chance per inseguire il titolo. Sono tre piste assai più congeniali alle Honda. Avrebbe dovuto difendersi, insomma, e invece guida la classifica. Ha saputo gestire e colpire al momento giusto: i sorpassi su sorpassi all’esordio per risalire dal decimo posto in griglia e due affondi chirurgici negli altri gran premi lo hanno portato sempre sul podio. È l’unico ad esserci riuscito. Mentre Viñales finiva a gambe all’aria in Texas e Marquez aveva fatto la stessa fine a Termas de Rio Hondo.

Un animale da gara, Valentino, nonostante le difficoltà incontrare nell’avvicinamento alla stagione. Adesso dice già di sentire la moto “affidabile”. È questo un altro fattore da considerare, perché con il trascorrere delle settimane è molto probabile che il suo team di meccanici guidato da Silvano Galbusera riesca a migliorare le prestazioni della moto, creando il mix perfetto per dare sostanza all’impresa. Che ora potrà contare anche su quaranta giorni di piste ‘amiche’. Subito Jerez della Frontera – dove Rossi vinse lo scorso anno – poi Le Mans, prima di passare dal Mugello e chiudere in Catalogna. Dodici mesi fa, il Dottore subì la rottura del motore al Mugello, dopo essere scattato dalla pole: senza l’inconveniente tecnico, avrebbe potuto centrare tre vittorie su quattro gare, più il secondo posto in Francia. Infine il 23 giugno sarà la volta di Assen, otto vittorie in carriera. L’ultima risale a due anni fa, quello dello sciagurato finale post-Malesia.

Altri segnali, altre buone sensazioni. Soprattutto se si spulciano i risultati di Marquez nell’ultimo biennio sui quattro circuiti in questione: zero vittorie, quattro podi, un quarto e un 13esimo posto, due ritiri. Solo nella stratosferica stagione 2014, il pilota di Cervera impose la sua legge nella prima parte di tour ‘europeo’ della MotoGp. “Ho 23 punti in più che nel 2016, ed è anche merito della bella atmosfera che si respira in squadra, del lavoro che facciamo, di una buona moto. E poi ad Austin non avevo mai fatto secondo e ci sono riuscito al termine di una bella gara”, è stato il commento di Rossi dopo aver tagliato il traguardo. Consapevole di aver chiuso il trittico d’esordio sopra le aspettative, certo che nulla è ancora stato fatto. “L’obiettivo resta vincere una gara, come l’anno scorso. Rimanere con Maverick e Marc sarà difficile”, aggiunge. Ma anche per loro non sarà così facile sbarazzarsi del 38enne pesarese. “Vorremmo capire il suo segreto, deve averne qualcuno”, hanno detto. Non c’è alcuna piscina di Cocoon dove nuotare per conservare l’energia dell’universo. Sono il talento e il lavoro a non conoscere i segni dell’età.

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