E così il jihadismo è entrato ancora una volta nella politica interna di un paese occidentale e civile: le elezioni in Francia avverranno infatti sullo sfondo di un nuovo lutto creato dal terrorismo. Era già successo in Spagna con la strage di Atocha a tre giorni dalle elezioni ed in Giappone con l’esecuzione dei due ostaggi, atto ripreso dalle telecamere dell’Isis per spaventare i giapponesi e convincerli a non accettare di cambiare la costituzione per partecipare alla grande coalizione di Barack Obama.

È bene riflettere su queste interferenze non tanto per riempire i salotti dei programmi televisivi con teorie ed interpretazioni sulla malvagità del jihadismo quanto piuttosto per prender atto della forzata coesistenza delle nostre democrazie con un fenomeno che dal 2001 entra regolarmente nelle nostre case: il terrorismo del fondamentalismo islamico. Non è infatti più possibile circoscrivere questo fenomeno a quelle regioni del mondo musulmane dove la lotta armata jihadista imperversa. Si badi bene ciò non significa come sostengono in molti che siamo in guerra: la guerra, quella vera, noi occidentali la conosciamo solo quale fenomeno geograficamente lontano. Significa invece che il jihadismo influenza il nostro quotidiano, vuoi attraverso la politica della paura, vuoi attraverso la paura del diverso.

È ora di fare una rilettura realista degli avvenimenti degli ultimi due decenni. La risposta americana all’11 settembre ha messo in moto una reazione a catena spaventosa che politologi ed economisti da regime continuano ad ignorare. La guerra contro il terrore di Bush e Blair non solo ha portato all’invasione dell’Iraq con tutte le conseguenze disastrose sul piano del jihadismo ma è stata finanziata con una politica di tassi d’interesse bassi, politica che ha creato la bolla del sub prime e la conseguente crisi del credito del 2008. Un cocktail di cui ancora oggi paghiamo il conto.

Il populismo europeo ed il Trumpismo americano sono i prodotti di questi due fenomeni. Da una parte c’è l’islamofobia che ci porta a non cercare nella comunità musulmani alleati importanti nella lotto contro il terrorismo jihadista, dall’altra c’è un’economia occidentale che non riparte, che quindi cerca nelle strategie economiche populiste, protezionismo, politiche autarchiche ecc., una soluzione veloce ed inefficace del problema economico.

La probabile vittoria di Marine le Pen in Francia sarà anche in questo caso frutto di questi due fenomeni. E con molta probabilità spaccherà un’Europa agonizzante, sarà insomma la goccia che farà traboccare il vaso, un bilancio tristissimo prodotto non da Osama bin Laden, non dalla gestione fraudolenta della Lehman Brothers ma da tutti noi. Le politiche scellerate perseguite dai nostri leader dall’11 settembre in poi affosseranno l’Unione è dato che siamo in democrazia la responsabilità ultima è la nostra.

Nel giorno delle prime votazioni in Francia sullo sfondo dell’ennesimo attacco jihadista a Parigi bisognerebbe chiedere agli intellettuali o meglio pseudo intellettuali occidentale che all’indomani dell’11 settembre hanno appoggiato la guerra al terrore di Bush e Blair ed ai colleghi economisti che hanno approvato il taglio drastico dei tassi d’interesse per mano di Greenspan, che ne pensano della probabile vittoria del Front National. Sono certa che la attribuiranno ad una manciata di jihadisti che con pochi mezzi e pochissimi soldi hanno messo in ginocchio la Francia del signor Hollande, certo se basta così poco a trasformare il faro delle moderne democrazie occidentali in un regime populista allora qualcosa davvero non funziona più con il modello democratico.

Unica speranza è che finalmente la ragione trionfi e ci si interroghi sui motivi veri della svolta populista, ma forse per tornare alla ragione bisogna abbandonare la barca europea e fare qualche passo indietro, forse siamo troppi è troppo diversi in Europa per poter riflettere, forse questa moderna Babele deve crollare per poter essere ricostruita meglio. Lo sapremo presto, entro la fine del 2017 anno in cui si vota in Francia, Regno Unito e Germania e chissà forse anche da noi!

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