“Ma come fa a mangiare?”: vi presento l’ultima geniale e illuminante trovata dei “nani da giardino” (ovvero i bambini, tradotto dal linguaggio di questo blog) in fatto di distrofici, qui meglio conosciuti come francesini.

Dopo averne parlato attentamente diverse puntate fa (qui  la parte I e qui la parte II), torno sui miei passi – o più opportunamente sulle mie ruotate – giacché i teneri nanerottoli sono tra i miei più grandi ispiratori: della vita loro sono i maggiori sapienti (certo bisogna sempre avere occhi per cogliere cotanta conoscenza, ma fortunatamente non sono cieco: almeno questo). Non comprendi qualcosa? Osserva i bambini e presto capirai.

Questa volta, con la frase incriminata di cui sopra, hanno acceso la lampadina a led del copywriter di questo post, inducendolo a porsi il seguente interrogativo: ma io sono un extraterrestre? Grazie ai nani da giardino, infatti, comprendo con lampante evidenza di essere un individuo irregolare, che esula dalla normalità. Ma poi che cos’è la normalità? Semplice, secondo quei letterati della Treccani è la “condizione di ciò che è o si ritiene normale, cioè consueto, non eccezionale o patologico (…) con riferimento anche allo stato di salute fisica di un individuo”. Quindi i nanerottoli hanno ragione: sono un alieno! E, per giunta, anormale anche in questo campo, essendo un po’ troppo umano.

Codesta unicità che mi contraddistingue è merito indiscusso della francesina – quella rara forma aliena chiamata distrofia di Duchenne – che fa di me un vero e proprio “anormodotato” e che probabilmente influenza anche la mia continua ricerca dell’originalità perduta, ché essere ordinari è talmente noioso…

Scommetto che adesso siete voi a porvi un quesito: perché i nani da giardino hanno illuminato in tal senso il sottoscritto scrivente, con la loro domanda “Ma come fa a mangiare?”. Mettiamoci nei loro panni (e andiamo al di là dei sicuri problemi che incontreremo con le taglie) quando hanno occasione di osservarmi a lungo, avendo per esempio il disonore di mangiare al mio fianco, poiché sono molti i punti all’ordine della cena cui far fronte:

Quello strano essere come cammina?
“Io per farlo uso le gambe, è facile: metto un piede davanti all’altro, non importa quale. E questo, usa le ruote? Ma perché? Ah, forse non vuole stancarsi. Provo a chiedere alla mamma, lei sa tutto”. Così, per alcuni risulto essere un genio, per altri uno davvero particolare.

In che modo guida la carrozzina?
“Non capisco come faccia, non fa niente e la carrozzina si muove: devo indagare. Lo guardo attentamente adesso, ma niente. Come faccio a chiederlo a lui, lo conosco appena, va beh, provo”. Dopo aver ricevuto una risposta, il suo pensiero sembra essere: “Con il mento? Mah, chi lo capisce è davvero bravo”.

Ma come si muove?
“Si fa aiutare da tutti, anche dalla mia mamma (e questa cosa non mi piace affatto), mentre lui non si muove per niente: questo si trova comodo così. Se chiedo alla mamma di prendermi in braccio mi dice sicuramente che così mi vizia. E questo allora? Chissà quanto è viziato, beato lui”.

In che modo respira?
“È talmente semplice che non so neanche come faccio, e questo tizio usa un tubo che fa quel giro lungo e arriva fino al naso: sembra un elefantino. E poi che voce strana! Adesso proprio non comprendo, meglio che chieda di nuovo alla mamma”.

Ottenuta la spiegazione, ti guarda stranito mentre telepaticamente ti comunica: “Tu mi incuriosisci assai e sappi che ti sto studiando molto attentamente”.

Come beve?
“Questa volta credo userà semplicemente il bicchiere, e invece no: beve con la cannuccia. Uhm, interessante però. Adesso la chiedo anch’io. Non è poi così male quel tipo”.

La perplessità nel piccolo umano continua però a regnare sovrana, finché l’illuminazione non fa luce nei meandri della sua testa: “Tra poco arriva da mangiare, lui come caspita farà? Questa volta non faccio alcuna ipotesi, escludo solo che mangi con la bocca, perché chissà quale aggeggio incredibile utilizzerà. Mi gioco subito la carta mamma“.

Allora si rivolge a colei che in grembo nove mesi l’ospitò: “Ma come fa a mangiare?”. La madre risponde: “Semplice, con la bocca. E come altro dovrebbe?”. Lui incalza: “Con la bocca? Questo tizio mi spiazza continuamente: non capisco, mi aspettavo chissà cosa e poi mangia con la bocca. Banale. Sono deluso, però è bello singolare: cammina con le ruote, guida con il mento, si fa muovere dagli altri, respira con un tubo e beve con la cannuccia. Strano forte“.

Ma certo: sono un extraterrestre, non l’avevi capito?

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