L’azienda di trasporti privati Uber è in grado di aggirare i controlli nelle città dove il servizio è vietato o sottoposto a restrizioni grazie alla sua app. Lo riporta il New York Times, che cita anche l’Italia tra i Paesi dove la società californiana ricorre a un sofisticato stratagemma per evitare che i suoi autisti vengano pizzicati dalle autorità.
Uber ha subito spiegato che “il programma si limita solo a negare le richieste di corse da parte di utenti che violano le nostre condizioni sull’uso del servizio”. Il sistema è operativo dal 2014 e viene tuttora utilizzato non solo in Italia ma anche a in Francia e negli Stati Uniti, oltre che in Australia, Corea del Sud e in Cina. A rivelarlo sono stati proprio alcuni dipendenti del servizio low-cost di trasporti privati, che hanno consegnato documenti che attestano la veridicità dei loro racconti. Le fonti hanno deciso di restare anonime per paura di ritorsioni.
Il sistema per ingannare poliziotti, investigatori e funzionari pubblici si basa su un programma chiamato Greyball, che usa informazioni e dati raccolti attraverso l’app. Greyball permette a Uber di individuare le persone da cui parte la richiesta di trasporto, bloccando immediatamente la corsa se nasce il sospetto che dietro ci sia una trappola. Nel momento in cui arriva la prenotazione sospetta, infatti, sull’app compare una macchinina fantasma che si avvicina al punto in cui si trova il finto cliente ma che in realtà non arriverà mai.
Il trucco è stato scoperto due anni fa nel corso di alcune indagini a Portland, in Oregon, città in cui Uber operava senza i regolari permessi. Dopo che il servizio di trasporti è stato dichiarato illegale, si è capito che gli investigatori venivano individuati e “taggati” nel momento in cui attivavano la app, permettendo agli autisti che operavano illegalmente di farla franca.
La rivelazione del Nyt rischia di alimentare tensioni ora che Uber sta scatenando polemiche in Italia e altri Paesi. C’è inoltre il rischio di conseguenze legali per la società di San Francisco, presente in 70 Paesi e con un valore di mercato attorno ai 70 miliardi di dollari.
Sostieni ilfattoquotidiano.it: mai come in questo momento abbiamo bisogno di te.
In queste settimane di pandemia noi giornalisti, se facciamo con coscienza il nostro lavoro,
svolgiamo un servizio pubblico. Anche per questo ogni giorno qui a ilfattoquotidiano.it siamo orgogliosi
di offrire gratuitamente a tutti i cittadini centinaia di nuovi contenuti: notizie, approfondimenti esclusivi,
interviste agli esperti, inchieste, video e tanto altro. Tutto questo lavoro però ha un grande costo economico.
La pubblicità, in un periodo in cui l'economia è ferma, offre dei ricavi limitati.
Non in linea con il boom di accessi. Per questo chiedo a chi legge queste righe di sostenerci.
Di darci un contributo minimo, pari al prezzo di un cappuccino alla settimana,
fondamentale per il nostro lavoro.
Diventate utenti sostenitori cliccando qui.
Grazie
Peter Gomez
GRAZIE PER AVER GIÀ LETTO XX ARTICOLI QUESTO MESE.
Ora però siamo noi ad aver bisogno di te.
Perché il nostro lavoro ha un costo.
Noi siamo orgogliosi di poter offrire gratuitamente a tutti i cittadini centinaia di nuovi contenuti ogni giorno.
Ma la pubblicità, in un periodo in cui l'economia è ferma, offre ricavi limitati.
Non in linea con il boom accessi a ilfattoquotidiano.it.
Per questo ti chiedo di sostenerci, con un contributo minimo, pari al prezzo di un cappuccino alla settimana.
Una piccola somma ma fondamentale per il nostro lavoro. Dacci una mano!
Diventa utente sostenitore!
Con riconoscenza
Peter Gomez