“Non c’ho mica le bombe“. Una battuta, detta nella zona del controllo bagagli dell’aeroporto di Phuket, in Thailandia, è costata a un pensionato grossetano di 70 anni due giorni di carcere e un processo di fronte a un tribunale. Giorgio Pasquinucci, per un semplice scherzo, ha passato 48 ore dietro le sbarre “in condizioni disumane, senza letto e servizi igienici, con il neon acceso notte e giorno”, come ha raccontato lui stesso al Tirreno in un colloquio via Skype. Ora l’insegnante in pensione, che stava rientrando in Italia dopo una vacanza con il fratello e un amico, è in albergo, ma rischia di essere condannato a cinque anni di carcere. “L’ambasciata italiana a Bangkok lo ha lasciato solo”, denuncia al quotidiano toscano l’architetta Patrizia Pisino, che con altri amici sta cercando di aiutarlo.

È il 20 febbraio scorso. “Avevo già passato il controllo bagagli e una poliziotta mi stava ispezionando lo zaino del computer quando, in italiano, ho detto: ‘Guardi che non c’ho mica le bombe’”,  spiega Pasquinucci. Ma in Thailandia, dove negli ultimi anni sono stati compiuti diversi attenti, c’è poca voglia di scherzare. L’agente probabilmente comprende solo l’ultima parola, molto simile all’inglese ‘bomb’, e non esita a chiamare i colleghi. Il 70enne viene subito arrestato: “I poliziotti si sono messi a ridere, avevano capito l’incomprensione, ma il comandante mi ha sbattuto comunque nella cella dell’aeroporto e poi nel carcere di Phuket”.

E in cella la situazione è brutta: “Ho dormito per terra, per i bisogni c’era un buco con una brocca con l’acqua per scaricarlo, i pasti mi venivano dati attraverso le sbarre”, spiega Pasquinucci. Nulla in confronto alla paura per le accuse che nel frattempo gli vengono rivolte, mentre l’Ambasciata italiana a Bangkok gli risponde che “non poteva fare niente”. Al pensionato viene dato un avvocato d’ufficio e, grazie alla traduzione di un poliziotto che parla italiano, riesce a pagare i circa 1.300 euro di cauzione. Pasquinacci si trasferisce in albergo a Phuket, in attesa del processo. Sì, perché è stato “accusato di presunto procurato allarme“, un reato che in Thailandia può costare fino a 5 anni di carcere.

L’udienza è stata rimandata a lunedì prossimo. “Nel frattempo nessuno lo ha interrogato, nessuno ha fatto niente”, si sfoga Pisino dall’Italia. “L’ambasciata dice che non lo può assistere, che deve fidarsi dell’avvocato – prosegue Pisino – e ci ha prospettato come probabile esito che venga condannato e subito espulso“. “Ma non è giusto – conclude – non ha fatto niente di male”.

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