Dopo l’articolo di Galli della Loggia sul Corriere, si è aperto un vivace dibattito sul ruolo del turismo relativamente al suo effetto economico e alle sue conseguenze sulla vita cittadina, aprendo anche un confronto sulla sua sostenibilità e rispetto al rapporto cittadini-turisti. Quello del turismo è un tema molto importante per l’Italia, che va affrontato con grande attenzione. Come il resto della società nella quale viviamo, il turismo è cambiato profondamente, sia nelle modalità di fruizione dei servizi, sia nel processo di selezione della meta. Le statistiche ci dicono che un numero sempre maggiore di persone, quando decidono di prendersi una vacanza di qualche giorno, non hanno ancora definito dove si recheranno e la scelta verrà fatta grazie ad approfondimenti delle proposte trovate in rete. È quindi di tutta evidenza che la capacità di far appassionare, di far intravedere le emozioni positive che verranno generate nell’andare a visitare una certa località e infine il passaparola (cioè la valutazione positiva sui social) sono fondamentali per gestire e far crescere questa irrinunciabile occasione di diffusione della nostra cultura e di crescita economica.

Ecco, credo che proprio da questi due aspetti dobbiamo partire per approfondire il tema. La cultura italiana è alla base della civiltà occidentale ed è un valore che il mondo ci invidia. La diffusione della cultura di un paese e di un popolo è l’elemento che ne misura la rilevanza e importanza nel mondo. Il mantenere e diffondere la nostra cultura (i nostri valori, ma anche i nostri prodotti come il cibo, l’artigianato, il made in Italy), il condividere la storia, l’architettura, le arti in generale che hanno creato bellezze inestimabili in Italia, è dunque da un lato un impegno morale, ma dall’altro il modo per creare la basi per l’immagine del nostro Paese nel mondo e per generare valore economico e benessere.

Il mondo però è cambiato ed è non solo sbagliato arroccarsi su modalità di presentazione della nostra cultura sviluppate nel novecento se non prima, ma persino controproducente, perché dà al Paese l’immagine di una realtà vecchia e obsoleta. Il Paese ha bisogno di una immagine nuova, che trasmetta la sensazione che è in movimento e che la cultura millenaria che ci contraddistingue, non è più un freno al cambiamento, ma anzi fa da base a un rinnovamento profondo, che però salvaguardia le nostre radici. In questo, il turismo gioca un ruolo fondamentale. Lo gioca per il messaggio che trasmettiamo al mondo, per le sensazioni e i feed-back che i milioni di persone che visitano l’Italia portano con loro quando rientrano nei paesi di origine. Il turismo è uno straordinario indicatore dell’attrattività di un Paese, un fattore reputazionale fondamentale nella società della comunicazione. E l’attrattività non si esaurisce nella sola fruizione e godimento: può rivelarsi un formidabile volano per valutare investimenti.

Dobbiamo avere il coraggio di cambiare, trasmettere l’importanza che hanno per noi le persone che vengono nel nostro Paese e il desiderio di accoglierle e far loro vivere un’esperienza importante. Da un lato dobbiamo quindi puntare a persone che vengano in Italia per emozionarsi e godere delle nostre bellezze (e non solo a scattare qualche fotografia), dall’altro… ci vuole sostanza: è evidente che l’immagine non è sufficiente. Vorrei sottolineare qui un concetto che ritengo molto importante: il turismo cresce e fiorisce solamente con la presenza di infrastrutture ideate e realizzate per integrare necessità sia di residenti che di turisti, non si realizza con infrastrutture poste sopra la vita e le persone del luogo. Le infrastrutture necessarie e il miglioramento dei servizi servono sì per i turisti, ma prima di tutto per i residenti.

È un territorio dotato di infrastrutture con cittadini contenti dei servizi forniti che sarà in grado di trasmettere una vera e profonda immagine positiva a chi viene a visitarlo. Difficile? Ma qui non stiamo parlando di avere qualche visitatore, stiamo parlando di come agire in un mondo estremamente competitivo per essere ai primi posti nel mondo, in un settore che ha portato all’Italia nel 2015 oltre 170 miliardi di euro di pil, pari all’11.8% del pil totale italiano, e oltre 3 milioni di posti di lavoro (12,8% del totale occupati) e che con opportune iniziative può nel corso dei prossimi anni sviluppare altri 30 miliardi di euro e oltre 500mila nuovi posti di lavoro.
Il turismo fa quindi parte della nostra vita ed è un elemento determinante dell’economia italiana.

È stato finalmente approvato dal Consiglio dei Ministri il piano strategico nazionale, sulle basi di quello preparato diversi anni fa e poi anche da me rivisto e presentato al Ministro Franceschini e all’allora Presidente del Consiglio Renzi durante il periodo in cui come Commissario Straordinario ho gestito la trasformazione di Enit. L’Italia è fatta di mille paesi e il turismo offre mille diversi aspetti che possiamo offrire ai turisti, a seconda della cultura e della realtà dei vari luoghi. È questa una ricchezza con pochi rivali al mondo. È ora necessario che le realtà locali e i relativi amministratori se ne prendano carico. Come tutti i fenomeni va gestito definendo chiaramente per ogni località gli obiettivi in termini di quali tipologie di turisti ricercare, cosa proporre, volumi di turisti e loro spesa media, ecc. Obiettivi che devono tenere in considerazione la realizzazione di infrastrutture e servizi, la pulizia degli spazi comuni e il verde pubblico, tutti elementi irrinunciabili sia per i cittadini che per i turisti. Da un lato quindi gestire e non permettere il degrado dei luoghi, dall’altro proporre in modo positivo e moderno i nostri luoghi culturali, ma anche i prodotti e servizi che ci rendono famosi nel mondo e portano valore e posti di lavoro in Italia. Acquistare un vestito o un gioiello italiano via web è certamente bello, ma sceglierlo tra le vie di una città italiana è una esperienza diversa!

Cristiano Radaelli

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