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Viareggio e le altre stragi. “Condanne non cambiano il sistema. C’è protezione a livello politico, servono i danni punitivi” - 3/7

La sentenza sull'incidente ferroviario di quasi otto anni fa può mettere un primo punto fermo su quanto avvenuto. "Quello che verrà deciso oggi sarà la cartina al tornasole di come vengono giudicati i grandi disastri nei trasporti - spiega l'avvocato Massimiliano Gabrielli - l'unico linguaggio che parlano le aziende è quello economico"
Viareggio e le altre stragi. “Condanne non cambiano il sistema. C’è protezione a livello politico, servono i danni punitivi” - 3/7
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Piacenza 1997: 8 morti, zero condanne – È rimasto senza colpevoli il deragliamento del Pendolino “Botticelli” che nel gennaio 1997, a Piacenza, causò la morte di 8 persone e il ferimento di altri 29 passeggeri. A processo finirono 25 dirigenti delle Ferrovie dello Stato, imputati di omicidio colposo plurimo, lesioni colpose e disastro ferroviario colposo. Tutti assolti nel 2001 “per non aver commesso il fatto”. Il pm Paolo Veneziani sosteneva che, oltre all’errore dei macchinisti, entrati nella curva all’ingresso della stazione a una velocità di 163 km/h, una concausa della tragedia sarebbe stata attribuibile alla modifica del ‘codice 180‘. Fino all’estate del 1992, infatti, a protezione di quella curva c’era un segnale (‘codice 180’, appunto) che frenava automaticamente i treni in arrivo a una velocità superiore ai 115 km/h. Poi le Fs decisero di aumentare a 185 chilometri all’ora la velocità minima di entrata in azione. Secondo i periti della difesa, invece, quel codice era semplicemente un segnale di distanziamento treni e non un dispositivo di sicurezza, quindi il deragliamento del “Botticelli” – sul quale viaggiava anche l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga – sarebbe avvenuto anche senza la modifica.

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