Premessa. Non condivido le idee dell’ex deputato Osvaldo Napoli. Lui è di centrodestra, io alla ricerca di una sinistra che non c’è più. Ciò detto, se mercoledì mi fossi trovato a passare nei pressi di Monte Citorio e avessi assistito alla scena della sua aggressione, mi sarei schierato dalla sua parte. A difesa della sua libertà di cittadino di camminare per le strade della Capitale senza essere infastidito, strattonato e offeso da energumeni invasati. Punto! Il resto è lo schifo che spero tantissimi di voi, la maggior parte, come me hanno provato vedendo il video del gesto di quel manipolo di picchiatori denominati “Forconi”.

Tutto, il linguaggio, le movenze, gli ordini urlati da uno di loro (“Inseguitelo”, dice ai suoi quando Napoli, visibilmente spaventato, scappa) parla di una azione fascista. Così facevano all’alba del Ventennio le squadracce che si appostavano sotto la casa degli oppositori con i manganelli e la bottiglia di olio di ricino. Così facevano le Brigate Rosse negli anni Ottanta del secolo scorso quando dovevano “processare” un nemico del popolo. In entrambi i casi sappiamo come è finita.

E allora bisogna fermare queste pulsioni che agitano mente e ventre di provocatori ben organizzati. Fermare gli squadristi con gli strumenti della legge. E per favore, non tiriamo in ballo la crisi e il disagio sociale. Che c’è, esiste e investe aree vastissime del Paese. Un operaio senza più lavoro, un giovane disoccupato e schiavizzato da voucher e simili, un pensionato che non arriva a fine mese, c’entrano meno di zero con questi figuri. Nessuna giustificazione. E nessuna strumentalizzazione politica.

In queste ore stiamo assistendo allo spettacolo di chi va scrivendo che la colpa del clima avvelenato è della vittoria del No e dei suoi sostenitori. Oppure della opposizione al governo Gentiloni. Oppure ancora delle dure critiche che vengono rivolte a Renzi e alle sue sciagurate scelte politiche. Alcune anime belle, quelle che proprio non ce la fanno a sopportare l’esistenza di un giornale come Il Fatto Quotidiano, ci imputano la responsabilità anche di episodi come quello che ha visto involontario protagonista l’onorevole Napoli.

Cosa dovremmo fare? Non raccontare più l’Italia per come è? Edulcorare la narrazione? Non parlare più di politici corrotti, cialtroni nelle loro espressioni, far finta che in giro per il Sud non esista un sistema di potere che è la causa principale (più dell’Europa e dei suoi diktat) della sua disperazione? Se facessimo questo, se limitassimo la nostra libertà di critica, allora sì avrebbero vinto i “Forconi” e i moderni squadristi.

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