di Matteo Laffi

Per far fronte all’emergenza sismica il governo ha potuto disporre di risorse aggiuntive, grazie all’ulteriore flessibilità sui conti pubblici concordata con la Commissione. Una piccola discrepanza tra la maggiore flessibilità e quanto effettivamente stanziato.

La partita europea

Il tema della flessibilità è stato oggetto di un lungo confronto tra Roma e Bruxelles, soprattutto in seguito al devastante sisma che ha colpito l’Italia centrale nel mese di agosto e alla questione dell’emergenza migranti. L’esito di questo confronto si rispecchia nella legge di bilancio 2017, definitivamente approvata dal Senato il 7 dicembre scorso.
I saldi della legge di bilancio, tuttavia, erano già stati anticipati in ottobre nel Documento programmatico di bilancio (Dpb), in cui il governo ha richiesto di considerare eccezionali, e quindi da non valutare ai fini del calcolo del saldo strutturale di bilancio, le spese per l’emergenza migranti (0,2 per cento del Pil) e per la ricostruzione post sisma (0,2 per cento). La Commissione europea ha fatto notare che l’Italia rischia di non rispettare gli impegni presi, pur concordando sul carattere di eccezionalità delle spese sopra citate. Esse, però, saranno monitorate anche ex-post al fine di verificarne l’effettivo ammontare. Se le risorse stanziate con queste finalità fossero inferiori a quelle ipotizzate, infatti, vorrebbe dire che l’Italia ha utilizzato per altri scopi lo spazio fiscale ottenuto per far fronte alle diverse emergenze: a quel punto ulteriori provvedimenti di consolidamento fiscale potrebbero essere difficili da evitare. La presente analisi si concentra sulle spese relative all’emergenza sismica.

Le risorse stanziate per l’emergenza sismica

La prima misura adottata dal governo in seguito agli eventi sismici di agosto è il dl n. 189 del 17 ottobre 2016. Il disegno di legge di conversione del decreto, nel quale è confluito anche il dl relativo al sisma di fine ottobre, è all’esame della Camera per l’approvazione finale. Il provvedimento contiene misure fondamentali per la gestione dell’emergenza e della ricostruzione. Tuttavia, poiché le risorse qui stanziate non impattano sui saldi generali di finanza pubblica (essendo delle riallocazioni interne al bilancio statale), ai fini della presente analisi è necessario concentrarsi sulle misure contenute nella legge di bilancio che gravano sul 2017.
Nell’individuare la quota di risorse destinate all’emergenza sismica, e quindi considerabili parte di quello 0,2 per cento concordato con Bruxelles, seguiremo un approccio ampio, includendo anche le spese legate alla prevenzione del rischio (citando la Commissione stessa: “(…) a broader approach”). Le misure di interesse contenute nella legge di bilancio sono le seguenti:

L’articolo 51 stanzia le risorse destinate alla ricostruzione privata e pubblica nelle zone colpite dagli eventi sismici dando attuazione all’articolo 5 del dl n. 189 sopra citato. Per quanto riguarda la ricostruzione privata, i cittadini potranno accedere a finanziamenti bancari le cui rate di ammortamento (comprensive di capitale e interessi) faranno insorgere un credito di imposta di pari ammontare. Anche la ricostruzione pubblica si basa, naturalmente, sull’accensione di mutui. In questo modo, l’onere della ricostruzione per il bilancio dello stato si distribuisce nel tempo. Le risorse stanziate per l’anno 2017 sono pari a 300 milioni di euro (un terzo per la ricostruzione privata e due terzi per quella pubblica). Si prevede anche che le Regioni colpite possano destinare fino ad un totale di 300 milioni di euro, provenienti dai fondi strutturali. Queste risorse, però, non comportano una modifica dei saldi in quanto già previste nelle stime di finanza pubblica.

L’articolo 21 istituisce un fondo destinato a finanziare investimenti infrastrutturali con diverse finalità (trasporti, difesa del suolo e dissesto idrogeologico, ricerca, prevenzione del rischio sismico, attività industriali ad alta tecnologia, sostegno alle esportazioni, edilizia pubblica). Sì dà seguito così alla parte più sostanziosa del cosiddetto piano Casa Italia, annunciato in seguito alle calamità e presentato il 24 novembre scorso. Questo fondo è destinato a un ampio ventaglio di interventi, di cui quelli di prevenzione del rischio sismico costituiscono solo una parte. Tuttavia, anche a fini prudenziali di stima, consideriamo l’intero ammontare di risorse previste per il 2017: 1,9 miliardi di euro.

L’articolo 2 prevede una detrazione fiscale minima del 50 per cento (in 5 anni) per le spese affrontate per opere di riqualificazione edilizia antisismica (qui un approfondimento). La relazione tecnica al disegno di legge di bilancio stima un impatto netto della misura di -16,2 milioni di euro per l’anno 2017, risultante da minori entrate Irpef e maggiori entrate Iva.

Nonostante la stima sia effettuata per eccesso, il totale delle misure ha un impatto di circa 2,2 miliardi di euro nel 2017, pari a circa lo 0,13 per cento del Pil: un valore inferiore allo 0,2 previsto nel documento programmatico di bilancio.

Senza entrare in una valutazione nel merito di un pacchetto di interventi apparentemente completo ed efficace, questa analisi esplora la semplice corrispondenza tra le previsioni di spesa del Dpb e gli stanziamenti di risorse contenuti nella legge di bilancio. La leggera discrepanza evidenziata potrebbe dar luogo a qualche osservazione da parte della Commissione nel caso di una verifica ex-post della legge di bilancio. Giustificare un rallentamento nel risanamento dei conti pubblici potrebbe allora diventare più difficile e molto dipenderà da quanto sarà flessibile Bruxelles in questo momento di grande incertezza politica.

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