Dai 50 milioni per l’emergenza sanitaria a Taranto all’allargamento agli incapienti degli incentivi per le ristrutturazioni energetiche e antisismiche dei condomini. Ma anche la possibilità per le banche di spalmare su più anni i contributi straordinari al Fondo di risoluzione, le nuove norme per limitare l’offerta di gioco d’azzardo legale sul territorio e la stabilizzazione dei precari dell’Istat. Sono i capitoli che avrebbero dovuto essere aggiunti alla legge di Bilancio per il 2017 durante il passaggio in Senato. Ma dopo il trionfo del No al referendum costituzionale il quadro è totalmente cambiato: Matteo Renzi ha accettato di rinviare le dimissioni solo fino al via libera della manovra da parte di Palazzo Madama, atteso entro mercoledì sera. La ex finanziaria – che mai prima d’ora era stata approvata in via definitiva a ridosso dell’Immacolata – approderà in Aula blindata e il governo chiederà una fiducia “tecnica” sul testo. Il risultato è che non ci sarà spazio per modifiche e molti dossier di cui la Camera non è riuscita a occuparsi resteranno irrisolti. Naturalmente, poi, il cambio di governo fa piazza pulita anche della promessa renziana di un taglio dell’Irpef a partire dal 2018.

Addio ai fondi per la sanità tarantina – Il primo nodo destinato a non trovare soluzione è il caso Taranto, finito al centro di una polemica al vetriolo tra Renzi e il presidente Pd della commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia. I 50 milioni necessari per potenziare l’assistenza sanitaria ai bambini ammalati per colpa dell’inquinamento dell’Ilva erano previsti da un emendamento del governo, che dopo essere stato dichiarato inammissibile perché “localistico” era stato selezionato dal governo tra quelli da salvare. Poi però, nella notte prima del passaggio in aula, il placet di Palazzo Chigi per motivi mai chiariti è venuto meno e quei soldi sono spariti. A quel punto il sottosegretario Claudio De Vincenti aveva detto che l’esecutivo era pronto a “approfondire ulteriormente le modalità per far fronte alle criticità della sanità tarantina” durante il passaggio in Senato. Poi Renzi ha cambiato le carte in tavola preannunciando l’accordo con la famiglia Riva per il rientro in Italia degli 1,3 miliardi custoditi in Svizzera: soldi che però andranno al siderurgico e non all’Asl tarantina.

Irrisolto il nodo incapienti: non hanno diritto alle detrazioni per chi ristruttura casa – C’è poi il nodo incapienti: chi guadagna meno di 8mila euro l’anno, ed è per questo esentato dal presentare la dichiarazione dei redditi, non può beneficiare delle detrazioni fiscali concesse dalla manovra a chi affronta una spesa per ristrutturare le parti comuni del suo condominio rendendolo energeticamente efficiente o migliorando la resistenza antisismica. L’intenzione era quella di consentire agli incapienti di cedere il credito fiscale non solo alle aziende che hanno fatto i lavori ma anche alla banca finanziatrice. “Vedremo, nell’ambito del disegno di legge di Bilancio, di introdurre misure in questo senso al Senato”, aveva promesso il ministro Pier Carlo Padoan il giorno del via libera alla manovra a Montecitorio.

Niente norma per dilazionare i contributi al Fondo di risoluzione – Corposo anche il capitolo banche: nella prima versione della manovra varata dal governo Renzi compariva un articolo relativo alle contribuzioni addizionali dovute al Fondo di risoluzione nazionale. La norma, per evitare un ammanco di gettito allo Stato, consentiva agli istituti di dilazionare il versamento del contributo addizionale al fondo prosciugato dal salvataggio di Banca Etruria, Banca Marche, Cariferrara e Carichieti, spalmandolo così su più bilanci (e quindi anche fiscalmente), Quella norma è stata giudicata inammissibile dalla commissione Bilancio per estraneità di materia. L’esecutivo aveva tentato di farla rientrare dalla finestra con un emendamento al decreto fiscale, saltato perché in cambio i presidenti delle commissioni Bilancio e Finanze chiedevano il via libera all’innalzamento della soglia di capitale oltre la quale le banche popolari devono trasformarsi in spa in base alla riforma ora nel mirino della Consulta. Il Fondo ha chiuso il 2015 con una perdita di oltre 2,1 miliardi.

Accantonate le proposte sulle riduzione dell’offerta di giochi – L’altra voce che era stata accantonata in attesa del secondo passaggio parlamentare è quella dei giochi, in particolare il riordino dell’offerta, le distanze minime dai luoghi “sensibili” e gli orari di apertura delle sale giochi. Il governo alla Camera non ha presentato proposte in materia perché prima voleva raggiungere un’intesa con gli enti locali, che si riuniranno in conferenza unificata il prossimo 15 dicembre. L’accelerazione resa necessaria dall’esito delle urne rende però impossibile attendere quella deliberazione. Tra le proposte sul tavolo c’era l’anticipo dal 2019 al 2017 della riduzione di oltre il 30% degli apparecchi da gioco (slot) sul territorio nazionale. Dal canto il Movimento 5 Stelle intendeva ripresentare un emendamento sul divieto assoluto di pubblicità del gioco.

Nulla di fatto per i precari Istat… – Resteranno poi senza salvaguardia gli idonei dei concorsi pubblici le cui graduatorie scadranno a fine anno: alla Camera è stata approvata una proroga, ma limitata a quelle in vigore il 31 ottobre 2013. Destinata a saltare anche la stabilizzazione dei quasi 350 precari dell’Istat, che dopo le proteste delle scorse settimane – con tanto di occupazione della sala stampa dell’istituto nel giorno della diffusione dei dati su pil e occupazione – sono ora in assemblea permanente. Chiedono, appunto, che sia recepito in Senato l’emendamento (bocciato in commissione alla Camera) che ne prevedeva l’assunzione in pianta stabile. “L’esito referendario ha scompaginato lo scenario politico e di fatto annullato ogni possibilità di rimandare il tema a futuribili provvedimenti connessi all’approvazione dei decreti attuativi della riforma Madia e all’accordo per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego“, hanno spiegato in una nota lunedì, ricordando anche che nei primi mesi del 2017 prenderà il via il Censimento permanente. Ma la strada della fiducia tecnica sprint non consente modifiche.

…e protestano anche quelli dell’Iss  Resteranno quindi a bocca asciutta sia gli analisti e ricercatori Istat sia i precari dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), che martedì hanno manifestato sotto il Senato dopo due settimane di occupazione dell’Aula Magna dell’istituto. “La legge di bilancio, così com’è uscita dalla Camera, è palesemente incompleta e non risponde alle esigenze del Paese e agli impegni assunti da Renzi e dal suo governo. Se prevarrà l’ipotesi di non apportare modifiche in Senato, vorrà dire che la compagine governativa ha deciso di anteporre gli interessi di casta alle necessità del Paese”, ha attaccato Claudio Argentini, del Coordinamento nazionale Usb pubblico impiego. “Se le dimissioni cambieranno l’iter parlamentare della legge, sottraendo per l’ennesima volta un provvedimento importante alla discussione parlamentare, noi continueremo comunque la nostra lotta, ricalibrando gli strumenti a nostra disposizione sulla nuova situazione ed eventuali nuovi interlocutori”.

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