In Siria si continua a combattere e morire, in Turchia la pressione del presidente Erdogan su istituzioni e liberi cittadini prosegue senza sosta, il Mediterraneo non smette di inghiottire uomini e donne e bambini. In Marocco e in altri 70 paesi del mondo, tra Africa Asia e Sudamerica, l’omosessualità continua a essere reato. E in tantissimi altri paesi l’accesso a cibo, farmaci, istruzione è una corsa a ostacoli se non un traguardo irraggiungibile. “Il 2016 è stato un anno disastroso per i diritti umani nel mondo” e la “pressione senza precedenti sugli standard internazionali dei diritti umani rischia azzerare l’insieme unico di protezioni messe in atto dopo la seconda guerra mondiale” ha dichiarato Zeid Ràad Al Hussein Ginevra alto Commissario Onu per i diritti umani in vista della Giornata mondiale per i diritti umani.

I valori umanisti sono sotto minacciati, ha poi insistito l’Alto commissario evocando i “movimenti estremisti” e le loro “orribili violenze”, i conflitti, le discriminazioni e le “sirene che sfruttano le paure, seminano disinformazione e divisione”. In alcune parti “d’Europa, e negli Stati Uniti, la retorica xenofoba, piena di odio e violenza, sta proliferando ad un livello spaventoso e sempre più incontrastata”. La retorica del fascismo non è più confinata e si è banalizzata nei discorsi quotidiani, si è allarmato. Per Zeid, i diritti umani sono stati concepiti e continuano ad essere l’antidoto alle derive. “È ora di cambiare rotta”, ha detto annunciando che per la Giornata dei diritti umani, l’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite lancerà una campagna dal titolo “Difendete oggi i diritti di qualcuno”.

“La Giornata mondiale dei diritti umani che cade nell’anniversario dell’adozione della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (il 10 dicembre del 1948, ndr) fornisce un’occasione preziosa per tracciare un bilancio dei progressi compiuti nella difesa dei diritti inalienabili di ogni persona. Nel corso di quasi settant’anni – ha detto il presidente Mattarella nella dichiarazione di commemorazione dell’evento – la Comunità internazionale ha raggiunto risultati encomiabili, ma è purtroppo ragione di costernazione, e le catastrofi umanitarie cui giornalmente assistiamo ce lo ricordano amaramente, che il cammino da percorrere per assicurare una completa ed efficace applicazione delle numerose Convenzioni Internazionali in materia di diritti umani sia ancora lungi dall’essere pienamente soddisfacente”.

Il 10 dicembre di 68 anni fa, in un mondo ancora sconvolto dalle tragedie della Seconda guerra mondiale, con le macerie ancora fumanti e diverse nazioni da ricostruire, a New York presso l’Onu si proclama la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. È un momento storico, da cui non si tornerà più indietro per decretare una volta per tutte l’imprescindibilità dei diritti umani per le società e le nazioni del pianeta. L’istituzione formale della Giornata è avvenuta poi durante il 317º meeting globale delle Nazioni Unite il 4 dicembre 1950, quando è stata promulgata la risoluzione 423, che invitava “tutti gli stati membri e tutte le organizzazioni coinvolte ed interessate a celebrare la giornata nella maniera a loro più consona”.

“Il diritto alla vita e all’alimentazione, alla salute e all’istruzione, alla libertà di espressione e di stampa, ad un giusto processo e a professare la propria fede, sono solo alcune delle molteplici tessere di un mosaico, quello dei diritti umani, ancora incompiuto”. Per Mattarella “discriminare, chiudere gli occhi di fronte alle sofferenze e ai torti subiti dagli altri significa comprimere le potenzialità di crescita di ogni società, incrinare il rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni; vuol dire gettare i semi di quel diffuso disagio sociale che troppo spesso sfocia in drammi e tragedie inaccettabili per il livello di sviluppo che abbiamo raggiunto”. “L’odierna Giornata Mondiale ci ricorda, – ha concluso il capo dello Stato – che la tutela dei diritti umani non è un mero esercizio teorico, non riguarda solo gli altri o le sole istituzioni. È un impegno che tocca tutta la comunità, ogni giorno, in ogni situazione e circostanza”.

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