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Referendum Costituzionale, autocoscienza del mio pacato No – Parte II

Referendum Costituzionale, autocoscienza del mio pacato No – Parte II
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L’autocoscienza del mio pacato No che ho pubblicato qualche settimana fa deve essere aggiornata. Ho modificato in parte il mio pensiero. Resta l’idea che non si tratta di una spaccatura su valori etici fondamentali e/o evidenti, ma di una interpretazione sui contesti istituzionali che a volte sembra un rompicapo, un quiz, una sfida muscolarcerebrale.

Ma non si può più sottovalutare l’intreccio stretto tra l’aspetto tecnico giuridico di merito e quello politico immediato e futuro. Questo è un referendum sulla politica, non su altro. Certo non è e non deve essere sulla immediata sopravvivenza del governo, questo sarebbe sbagliato e strumentale. Ma è sul futuro politico prossimo, anche sul prossimo anno.

Se vince il Sì, Renzi si sentirà, non a torto, l’uomo politico di governo con il gradimento interno nazionale più forte del mondo. Da un consenso politico elettorale attorno al 35% passerebbe sopra il 50,1% e questo nonostante il dissenso di un pezzo del suo partito. A quel punto perché dovrebbe modificare l ‘Italicum? Soprattutto: perché dovrebbe modificarlo nel senso di maggiore proporzionalità? Lo farebbe solo se la Corte costituzionale, che esaminerà i ricorsi sull’Italicum, lo obbligherà.
Italicum e riforma costituzionale sono due aspetti della stessa ispirazione: meno rappresentanza, meno differenze, meno dialettica politica, più potere al centro. Un partito solo conquista la maggioranza alla Camera e quindi il Governo e il presidente della repubblica. Questo è il “combinato disposto” di riforma costituzionale e Italicum.

Da qualche mese, spaventati dalla vittoria grillina nelle città dove il Movimento 5 stelle è andato al ballottaggio, Renzi e i suoi hanno cominciato a dire di voler modificare l’Italicum, ma sperando in qualche modo di mantenere il meccanismo maggioritario e al tempo stesso di eliminare il secondo turno. Se il maggioritario è a turno unico, peggio mi sento. E’ un gioco d’azzardo.

Se diventa di collegio uninominale, idem. Il punto dovrebbe essere  semplice da capire: in un Paese che non è più bipolare ma almeno tripolare se non di più, il premio di maggioranza accompagnato da questa riforma costituzionale darebbe tutto il potere alla minoranza più agguerrita. Chi non considera pericoloso il “renzismo” considererà almeno pericoloso il “salvinismo” o il “grillismo”.

La vittoria del Sì gonfierebbe talmente il petto alla maggioranza del Pd che non modificheranno la sostanza dell’Italicum: è logico, è umano, perché dovrebbero rinunciare a pezzi di potere? E poi, una volta costruito il sistema monoblocco magari ci toccherà pure votarli in continuazione per evitare che il nuovo Potere (monocolore per definizione) caschi in mani peggiori.

La semplicità non ci sarà comunque. Il nuovo bicameralismo imperfetto provocherà notevoli confusioni e forse veri e propri conflitti di competenza. Così come con le Regioni. Ma non saranno confusioni e conflitti utili per ristabilire equilibrio e pluralismo.

Sento già chi controbatterebbe: e se vince il No? Beh, poco ma sicuro: in tal caso l’Italicum lo devono rivedere a fondo. E più in generale si riapre la dialettica politica. Certo è faticosa la dialettica politica, ma per l’appunto non “basta un Sì” per affrontare seriamente i problemi.

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