L’ultima giravolta di Matteo Renzi sui 50 milioni ‘spariti’ nottetempo dagli emendamenti del relatore alla legge di Bilancio è arrivata a Uno Mattina, mercoledì. Negli studi Rai, la colpa della mancata deroga al decreto ministeriale 70 che avrebbe permesso alla Puglia di investire sulla sanità tarantina è diventata delle Regioni. Testuale: “Poi c’è stato un emendamento in più per dedicare altri 50 milioni del fondo della sanità e quindi, comprensibilmente, le altre Regioni hanno detto ‘Be’, ragazzi, se vogliamo spendere questi soldi decidiamolo insieme non è che si possono spendere tutti quanti solo in una città’. E questo ha dato vita a una polemica”.

Una versione completamente diversa da quella che lo stesso presidente del Consiglio aveva proposto lunedì in conferenza stampa dopo l’approvazione della legge di Bilancio e appena martedì sera durante il #Matteorisponde. In entrambe le occasioni, secondo Renzi, era stato il presidente della commissione bilancio Francesco Boccia, deputato pugliese del Pd, a dichiarare inammissibile quella deroga. Una storia a metà, già ricostruita in tutti i passaggi da ilfattoquotidiano.it e più volte contestata da Boccia, arrivato a chiedere a Renzi: “Caro Matteo, ma è così difficile per una volta dire ‘ho sbagliato’?”.

Ora, invece, secondo il premier, il problema sarebbe imputabile alle Regioni. Che però, proprio il 24 novembre, cioè poche ore dopo il niet di Palazzo Chigi, avevano dato l’ok definitivo, già parzialmente accolto a ottobre, su una richiesta di deroga per 46 milioni alla Puglia: “La Conferenza ha condiviso l’istanza della Regione Puglia, impegnandosi a consegnarla al Governo nella seduta della Conferenza stato regioni convocata nel pomeriggio”, si legge nei documenti della seduta. La proposta del governatore Emiliano era già stata esaminata il 20 ottobre e prevedeva la condivisione di una mozione del Consiglio della Regione Puglia relativa all’emergenza sanitaria e ambientale connessa alle vicende dello stabilimento dell’Ilva di Taranto. Su quella iniziativa del presidente pugliese c’era già l’ok della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni. E nella stessa seduta, il presidente Stefano Bonaccini aveva chiesto con una lettera alla Commissione Ambiente di valutare la questione per gli aspetti di sua competenza. Preoccupazioni condivise dalla stessa commissione il 22 novembre. Così, la Conferenza delle Regioni ha deciso di sposare la richiesta della Puglia in linea di principio.

Ma in cosa consisteva la proposta? Si trattava di un ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale lo scorso 21 luglio con il quale si chiedevano deroghe speciali per le assunzioni nel comparto sanitario a Taranto. E quando Emiliano aveva posto la questione al vaglio della Commissione Salute lo aveva fatto proprio “al fine di ottenere il sostegno anche delle altre regioni”. Poi arrivato. Secondo la Conferenza delle Regioni, quindi, non c’era alcun problema a concedere una deroga alla Puglia, seppur non specificando dove quelle risorse dovessero essere trovate. Se nel fondo sanità o altrove.

Appare difficile capire dove e quando le regioni abbiano quindi imposto uno stop alla richiesta della Puglia. Così come l’emendamento proposto da Ludovico Vico e ‘cassato’ da Boccia, secondo diverse ricostruzioni, anche dei deputati del Pd e del relatore della legge in commissione Bilancio, il dem Mauro Guerra, era previsto che fosse recuperato tra gli emendamenti del relatore ma è “arrivato il parere negativo di Palazzo Chigi”. Intanto Emiliano ha presentato l’approvazione del piano di riordino ospedaliero, che prevede lo stanziamento di 30 milioni di euro per la provincia di Taranto con l’intenzione di aprire un polo oncologico e un reparto di pediatria oncologica: “Si sarebbe potuto fare di più se fosse stato approvato l’emendamento alla manovra – ha detto – che avrebbe consentito alla Puglia di spendere altri 50 milioni per l’emergenza sanitaria del capoluogo jonico”.

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