Quel 31 maggio del 1969, l’ovazione delle studentesse di Wellesley dura ben sette minuti. Un trionfo. Una consacrazione. La bionda e carina Hillary è stata un’oratrice impetuosa. La filippica contro il governatore Brooke è la notizia del giorno. Lei si gode il successo. Ne è sempre stata ammaliata. La sua bravura, la sua intelligenza, il suo incalzare ha sempre affascinato chi l’ascoltava. Bill è uno di questi fan. Ammira l’impeto e la preparazione culturale di Hillary. L’accompagna nelle assemblee universitarie. Sono gli anni in cui i campus americani ribollono di proteste, di manifestazioni, di ribellione. Bill the Viking (come lo chiamava lei) se ne innamora. E le chiede di sposarlo. Ma a casa sua, nell’Arkansas. Al sud. Uno Stato povero, rurale, conservatore nell’anima, dove le donne non contano nulla in ambito universitario, giudiziario e, ça va sans dire, politico. L’ateneo di Fayetteville gli ha offerto un posto, una docenza di diritto. Bill ha grande autostima. Sente che il carisma lo aiuterà a far carriera: e poi, difende con foga le sue idee progressiste. Nella sua prima campagna elettorale propone un sistema di assicurazione universale per la salute, un finanziamento pubblico e trasparente per le campagne elettorali, una tassa più forte sui profitti petroliferi. Proclama: bisogna eleggere uomini (sic, questo Hillary non glielo perdonerà mai) che non abbiano “paura di prendersi in carico l’avvenire del Paese”. Ha 27 anni, punta subito a Washington…

Bill ammira l’impeto e la preparazione culturale di Hillary. E se ne innamora

Hillary esita. Non le va di stare in seconda fila, dietro Bill. E’ abituata a star davanti. Prima della classe. Presidente della società degli studenti. Fin da ragazza: al liceo di Park Ridge, nell’hinterland di Chicago, codirigeva il comitato contro il vandalismo. E’ un’allieva modello. Magari fin troppo. Nel giornalino di scuola Southwords firma un articolo: Hillary che intervista Hillary, fingendo d’essere una giornalista di Time incaricata di intervistare Hillary Rodham, un ex studentessa diventata avvocato penalista “di fama”. Che ambizione ha questa Hillary? “Sposare un senatore e trasferirmi a Georgetown”, il quartiere chic dei politici di Washington. Eloquente, no?

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