La questione arriva da lontano, ma è tornata di strettissima attualità nelle ultime ore. Con l’impasse che la proposta di legge (pdl) per il taglio delle indennità parlamentari, a prima firma di Roberta Lombardi del Movimento 5 Stelle, rischia di causare ai meccanismi della macchina di Montecitorio. Che succederebbe se, come probabile la pdl del M5S fosse rinviata in commissione?
CIRCOLO VIZIOSO A norma dell’articolo 24 del regolamento della Camera, il presidente “inserisce nel calendario le proposte dei Gruppi di opposizione, in modo da garantire a questi ultimi un quinto degli argomenti da trattare ovvero del tempo complessivamente disponibile per i lavori dell’Assemblea nel periodo considerato”. In pratica, nulla impedirebbe ai grillini di richiedere la calendarizzazione dello stesso testo e di riportarlo in Aula. D’altra parte, però, essendo l’Aula sovrana, la pdl potrebbe essere di nuovo rinviata in commissione. Innescando un circolo vizioso potenzialmente senza uscita. Una situazione che, sul piano strettamente politico, potrebbe creare nuovi imbarazzi anche al Partito democratico. Che seppure oggi optasse per il rinvio della proposta Lombardi in commissione Affari costituzionali con l’intento, denunciato proprio dai 5 Stelle, di rimandare la discussione a dopo il referendum costituzionale, potrebbe ritrovarsi di nuovo a fronteggiare la mina del taglio delle indennità parlamentari prima della consultazione qualora i grillini ne chiedessero la ricalendarizzazione.
QUESTIONE DI PRINCIPIO Più volte sollevata dalle opposizioni nel corso della legislatura, la delicata questione della “navetta” tra aula e commissioni è adesso all’esame della Giunta per il regolamento, guidata dalla presidente della Camera Laura Boldrini, che si pronuncerà il prossimo 2 novembre. “Il punto è che il regolamento ha introdotto dei principi corretti che, però, sono stati stravolti dalle interpretazioni imposte, negli anni, dalle maggioranze del momento – accusa Danilo Toninelli, componente della Giunta in quota M5S –. L’unica soluzione sarebbe quella di vincolare l’Aula a discutere e votare i provvedimenti della minoranza, ma dubito che questo vincolo si possa introdurre con una delibera della Giunta”.
DIAMOGLI UNA REGOLATA Il rimedio, insomma, come spiega anche il presidente del gruppo Misto, Pino Pisicchio, sarebbe una modifica del regolamento. “Vorrei però ricordare che la questione è stata affrontata all’inizio della legislatura e che si era arrivati all’elaborazione di una proposta di modifica del regolamento– ricorda Pisicchio –. Una proposta, però, stoppata dalle obiezioni di alcune forze politiche, tra le quali Forza Italia e lo stesso Movimento 5 Stelle che, in previsione della riforma costituzionale e in particolare dell’abolizione del Senato nella sua forma attuale, temevano che, all’esito della modifica costituzionale, quella del regolamento avrebbe potuto rivelarsi superata”.
Twitter: Antonio_Pitoni
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