La scorsa settimana ho visitato l’Open Innovation Days, organizzato a Padova dall’Università degli Studi e da Il Sole24 ore. Una bella rassegna dedicata allo sviluppo sostenibile, alla democrazia e informazione e alla medicina del futuro.

Uno degli eventi che ho seguito con particolare interesse è stato la proiezione del film Last call di Enrico Cerasuolo. Il film, che consiglio caldamente è, da un lato un dietro le quinte e dall’altro un fact checking, narrato dalla viva voce degli autori, sul controverso bestseller ambientalista I limiti dello sviluppo, rapporto commissionato da Aurelio Peccei del Club di Roma ai ricercatori del System Dynamics Group del MIT di Boston e pubblicato nel 1972.

Il lavoro, sottotitolato “Rapporto sui dilemmi dell’umanità”, è il risultato delle simulazioni al computer del modello matematico World3, che per la prima volta ha messo in relazione le componenti del sistema dinamico mondiale: popolazione, risorse naturali, produzione industriale, inquinamento.

Quello che è emerso è storia: l’impossibilità di una crescita infinita in un mondo finito. Nonostante lo scalpore e le controversie provocate all’epoca, il Rapporto arrivava in anticipo di qualche decennio sui tempi, gli effetti previsti erano troppo lontani per preoccupare la politica e forse anche per interessare l’opinione pubblica. Il primo aggiornamento del Rapporto è del 1992, il suo titolo “Beyond the limits” (Oltre i limiti) è sufficientemente esplicativo. L’ultimo “The 30-Year Update” risale al 2004 e conferma la validità delle previsioni iniziali.

Oggi, dopo decenni, si sta finalmente prendendo atto che non abbiamo molto tempo ancora per scongiurare il disastro ambientale annunciato.

Il grafico riportato, tratto dall’aggiornamento del 2004, rappresenta il primo degli scenari usciti dalle simulazioni, le curve due e tre rappresentano la produzione alimentare e industriale, in altre parole buona parte del Pil, o se volete del lavoro e del benessere di cui godono oggi gli abitanti del pianeta. Risulta evidente che ci stiamo avvicinando ad un picco produttivo dal quale scenderemo in maniera repentina e per decenni, che questo crollo precederà la crisi ambientale e demografica senza peraltro poterle evitare a causa dell’inerzia fisica del sistema. Altri scenari prevedono una crisi più o meno profonda seguita da una ripresa tendente a una stabilità sostenibile per tutti con tassi di crescita sia della popolazione che dell’economia tendenti allo zero, nessuno prevede che lo sviluppo possa continuare immutato ai tassi attuali se non nel breve periodo.

World3 è focalizzato sulle risorse ambientali e simula l’economia con un modello “fisico” al quale si applicano i “limiti della terra”, non l’economia monetaria che “è un’invenzione sociale non vincolata dalla legge fisica del pianeta”.

Il Rapporto è sempre stato utilizzato (e confutato) come documento ambientalista, ma questo non è un suo limite ma solo di chi lo legge, è un modello del mondo che, approssimato fin che si vuole, ha valenza su molti degli aspetti fisici che lo regolano. Proprio per questo non ha mancato di produrre risultati significativi riguardo l’economia e una conclusione implicita abbastanza chiara: anche il Pil, che non era uno dei parametri oggetto di simulazione (gli autori, tra i quali non c’erano economisti, lo ritenevano artificioso e non significativo per i loro scopi) non crescerà più secondo le attese.

Guardandolo a posteriori, il lavoro svolto dal gruppo del Mit 45 anni fa è incredibile e dal film di Cerasuolo traspare perfettamente, i ricercatori sono riusciti a creare un modello matematico del mondo che ha consentito di rispondere a domande che nessuno ancora aveva posto.

Uno dei “Dilemmi dell’umanità” che saremo chiamati a risolvere molto presto è come gestire la transizione da un’economia totalmente dipendente dalla crescita del Pil a una statica o in regresso, almeno per le nazioni sviluppate. Azzardo una previsione, come l’era del petrolio finirà prima del petrolio, l’economia capitalistica potrebbe collassare per il raggiungimento dei propri limiti fisici non per l’esaurimento delle risorse ambientali.

Per verificare la previsione i tempi sarebbero maturi per ritarare il modello World3 sull’economia invece che sull’ambiente e con questo analizzare nel dettaglio elementi come la produttività industriale, la ridistribuzione della ricchezza, il debito, il potere d’acquisto e il benessere, in altre parole per scrivere il “Rapporto sui limiti del capitalismo”.

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