Che il tracciato di Monza sia una pista di motore credo sia fuori discussione. Per il 70% di un giro il pilota resta con la “farfalla” del gas spalancata e con il motore, quindi, a erogare tutta la sua potenza. Ed è proprio su una pista di “motore” che le Mercedes hanno umiliato pesantemente le Ferrari.

Già so, che molti di voi non saranno d’accordo con l’aggettivo “umiliato”, purtroppo però, quando un avversario si permette di girare su una mescola sempre più dura della tua e di controllare e gestire i distacchi senza mai forzare il ritmo, si può parlare solamente di umiliazione.

Le Ferrari sono partite con le Super Soft e le Mercedes con le Soft (il tutto dettato dalla scelta fatta in Q2, e già questo dice molto sulle prestazioni assolute delle due squadre), quando poi le Rosse hanno utilizzato le Soft, le Frecce d’argento hanno optato per le Medium e oltretutto, ovviamente, per una strategia a un solo pit-stop. Ulteriore prova di come, purtroppo, le Mercedes siano ancora di un altro pianeta e la concorrenza lontana anni luce.

Molte volte abbiamo spiegato come il dominio Mercedes non sia certamente dettato soltanto dalla componente del motore e come a volte, anche un buon telaio e un ottima aerodinamica, possano dare risultati positivi ma su una pista come Monza, pista notoriamente di motore, non ci si può inventare che a risultare fondamentale sia la bontà del telaio o di altri componenti. Ovviamente contano anche quelli ma qui di meno.

Non dimentichiamo che la Red Bull in passato vinse a Monza ottenendo le velocità di punta più basse dell’intero schieramento, ma in anni in cui i motori “congelati” erano ormai livellati sugli stessi valori di potenza e dove l’aerodinamica delle Red Bull era sproporzionatamente superiore a quella di tutta la concorrenza.

Per tutta questa parte di stagione ho raccontato come i progressi fatti dalla PU Ferrari non fossero sufficienti e che il gap con la Power Unit della Mercedes fosse ancora evidente e, purtroppo, molto ampio. Sono stato criticato da molti che invece volevano credere, forse anche per seguire il cuore, a chi gli raccontava di come la Ferrari fosse in constante recupero sul team tedesco. Certo capisco che raccontare e parlare di Ferrari “vicina” alle Mercedes aumenti l’interesse verso questo sport e faccia vendere abbonamenti pay-per-view, copie di giornali, ma non si tratta di corretta informazione.

Se si vuole fare “analisi tecnica” obiettiva delle prestazioni in pista, bisogna lasciar perdere il cuore, gli interessi e la “politica” (chiamiamola così quest’ultima) e vedere i fatti che la pista ci racconta in modo distaccato. Ciò che Monza ci racconta è di una Ferrari lontana dalla Mercedes in tutte le aeree evidenziando però le carenze di efficienza della sua PU.

Come avevamo raccontato in occasione del Gp d’Europa a Baku le Ferrari per limitare i danni, e recuperare velocità in rettilineo, è costretta a scaricare le ali, rendendo però di fatto, meno gestibile la monoposto nelle poche parti guidate del tracciato brianzolo, cosa che non accade in Mercedes che può garantrisi un maggiore carico “alare”.

Forse sarebbe ormai molto più opportuno guardare al 2017 e smettere di fare proclami inutili e non pensare neppure troppo al secondo posto del campionato costruttori. La Red Bull infatti, tornerà nuovamente molto competitiva sui tracciati da alto carico aerodinamici che incontreremo prossimamente e con il prossimo aggiornamento della sua Power Unit Tag Heuer, ovvero Renault, potrebbero effettivamente compiere il sorpasso prestazionale anche ai danni delle vetture di Maranello.

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