Ai primi di settembre il Partito radicale va a congresso.

Da qui a ottenere che mafiosi ex detenuti nel regime di 41 bis in quanto rei di strage, siano spostati a spese dello Stato da vari penitenziari a quello di Rebibbia per partecipare al congresso del loro partito di appartenenza ce ne corre. Staremo a vedere.

Il mafioso stragista Gioachino Calabrò al quale contro ogni protesta il Tribunale di sorveglianza di Roma ha deciso nel 2012 di revocare il 41 bis, con la scusante di una malattia grave, è uno degli uomini chiave della strage di via dei Georgofili del 27 maggio 1993.

Gioachino Calabrò ha mandato i mafiosi esecutori dell’attentato di Firenze a casa dei Messana a Prato per preparare il fiorino carico di tritolo che si è portato via la vita dei nostri figli e molta democrazia in questo Paese. Vedere socializzare questo fior di mafioso assassino, mai pentito, fino a farlo partecipare a un congresso di partito sarebbe un cosa ben grave.

Sarebbe ben grave, perché Gioacchino Calabrò, in un Paese normale che mai si sarebbe sognato di fare trattative con “cosa nostra”, dovrebbe trovarsi a regime di carcere duro.

Invece si chiede gli sia consentito di partecipare a un congresso politico. Ci stiamo domandando, in queste ore, dove trovi le sue radici questa inquietante richiesta.

Abbiamo seguito i processi di Firenze per le stragi del 1993 e sugli ordini che sono usciti dal carcere al momento di incontri elettorali, in questi venti anni, nel nostro Paese sappiamo tutto , però un congresso a Rebbibia con la presenza di 44 uomini appartenenti a organizzazioni criminali mafiose, uno dei quali ha scientemente ordinato le stragi del 1993 è davvero difficile non annoverare l’eventuale evento fra le provocazioni la più spudorate.

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