Alla mia domanda in conferenza stampa sui contratti dei nuovi assunti alla Rai, Campo Dell’Orto non ha potuto esibirsi nell’ennesimo dribbling, in quanto si era alla vigilia dell’operazione trasparenza dei compensi online. E quindi sarebbe stato smascherato dai dati.

Davanti ai giornalisti il direttore generale di Viale Mazzini ha detto che 15 dei nuovi manager assunti dall’esterno hanno un contratto a tempo indeterminato: “Del resto se sono bravi per l’azienda è un’opportinità da non farsi sfuggire”, ha spiegato.

Sarà pure un’opportunità, ma allora perché non si licenziano gli altri dirigenti che continuano a ricevere stipendi d’oro pur senza ricoprire nessun mandato da anni? Il contratto lo prevede. Basta dare la buonuscita prevista e si chiude il rapporto. In tutte le aziende funziona così, meno che alla Rai, dove il carrozzone si riempie sempre di più di nuovi dirigenti a ogni fermata. Ora queste nuove assunzioni a tempo indeterminato sono destinate a restare per anni e anni sul bilancio dell’azienda. Ma visto che fanno parte dello staff del dg, quindi legate all’esito della governance attuale, non potevano essere assunti a tempo determinato? Nell’arco di tempo della durata del mandato? Almeno coloro che stanno a stretto contatto di gomito del dg. Quelli dell’Orto magico, per intenderci.

All’inizio Campo Dall’Orto aveva fatto intendere che i suoi manager sarebbero stati alla Rai solo per la durata della sua gestione, tanto che lo stesso Renzi  aveva elogiato questa filosofia aziendale, definendola un segno tangibile del nuovo corso Rai. E invece si è trattato del solito dribbling per aggirare la barriera. Tanto siamo alla Rai, dove può accadere di tutto e di più.

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