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Turchia, il bavaglio che unifica golpe e controgolpe

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Dopo aver legittimamente festeggiato il fallito colpo di Stato turco, sarà ora il caso di occuparsi anche del golpe in atto, anzi della ripresa di quello che era già in atto. Non manca, nel mondo politico europeo, chi tenta di giustificare Erdogan, che sarebbe oggi costretto a una dura repressione, per poter un domani ricostruire un solido e radicato ordinamento democratico.

In attesa di vedere questo improbabile film, sarebbe doveroso attenersi ai fatti e agire di conseguenza. Subito dopo il tentato golpe sono state fermate e arrestate decine di migliaia di persone: magistrati, avvocati, professori, giornalisti, attivisti dei diritti umani. Nelle ultime ore sono state chiuse altre 40 testate giornalistiche e fermati 90 cronisti. Decine di emittenti e di siti erano già state “oscurate” prima degli ultimi eventi.

La Turchia occupa, da anni, uno degli ultimi posti in tutti i rapporti relativi alla libertà di informazione nel mondo; questo a prescindere dal tentato golpe che, qualunque ne sia stata l’origine, è stato ed è utilizzato per mettere il bavaglio a ogni forma di opposizione politica, sociale, civile.

Per questo è giusto far sentire la nostra voce, presidiare le ambasciate e i consolati turchi in Europa, ospitare le voci di chi si oppone, mettere a loro disposizione anche i nostri siti, amplificare i loro appelli.

Oggi vi proponiamo un documento preparato dagli avvocati di Istanbul, donne e uomini di diverso orientamento politico e religioso, ma uniti dal desiderio di veder ripristinata la legalità e il rispetto dei diritti delle persone, a prescindere dal dibattito su golpe, controgolpe e vecchio golpe.

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