La cosa paradossale del disastro ferroviario avvenuto in Puglia, tra Corato ed Andria, è che a pochi chilometri dal luogo del disastro, nella stessa regione, c’è una sede del centro di ricerca sulla sicurezza ferroviaria più apprezzato nel mondo: la Mermec. I loro sistemi di controllo della sicurezza lungo le linee ferroviarie sono utilizzati in Svizzera, in Finlandia e in tutto il mondo. Probabile anche che qualche ingegnere o sviluppatore dell’azienda utilizzasse la Ferrovia Bari Nord per tornare a casa. Ma la Ferrotramviaria spa, ha ignorato la Mermec. Anzi ha posticipato la messa in sicurezza con SCMT – sistema controllo marcia treno, alla fine dei lavori di raddoppio dei binari sulla tratta. Lo dichiara l’ad di Ferrotramviaria nei giorni successivi alla tragedia.

Paradosso anche questo, perché il sistema è necessario ancor di più quando la tratta è su un binario unico. Se fosse stato montato sul binario della Corato Andria i due treni si sarebbero bloccati poco dopo essere partiti. Certo ai privati lo Stato italiano consente di procedere con il sistema obsoleto…ed ecco il terzo paradosso. Eppure la gestione di quella tratta doveva prevedere per forza i sistemi di sicurezza, perché inizialmente, nel 2009, nel consorzio “Acquario” con Ferrotramviaria c’è Trenitalia, e Trenitalia è assoggettata a protocolli di controllo più serrati. Ma a ben vedere, la mancanza di sicurezza su una tratta indispensabile eccita la richiesta di fondi per adeguamenti, la generazione di Grandi Progetti, la movimentazione di appalti, subappalti e varie amenità di cui si nutre la politica alle nostre latitudini.

La domanda che mi ha inseguito in queste tragiche notti di luglio è stata: perché una società che spende milioni di euro in nuovi treni, mette in piedi un mega progetto di metropolitana interprovinciale, ha standard di qualità in entrata (vedasi stazione aeroporto o di Bari Centrale della Ferrotramviaria…sembra di stare in Svezia), sbiglietta in crescita dal 2013, non ha mai operato riduzioni di personale, investe sul marketing e sponsorizzazioni nel territorio…alla fine rinuncia ad investire sul “sistema controllo marcia treno” di segnalazione sulla tratta a binario unico?

Mi sono chiesto e me lo chiedo ancora, perché aspettare una presunta fine lavori di adeguamento al doppio binario che deve passare per tutti i comuni, con gli atti di esproprio e cose complicatissime che fanno rabbrividire anche i più navigati sindaci? Il costo dell’adeguamento del sistema di sicurezza è inferiore a quello previsto per l’ampliamento del doppio binario. E poi, ci sono altri sistemi anche meno costosi ma efficaci che monitorano il passo del treno in uscita e lo bloccano se il binario non è completamente libero ed agibile.

I treni nuovi fiammanti acquistati dalla Ferrotramviaria sono muniti di questi sistemi attivabili se si collocano i sensori sul binario. Quindi non vi era neanche l’ipotesi di mancata economicità, perché non si tratta di adeguare il materiale rotabile al sistema (comprare nuovi treni), ma di adattare il binario al materiale rotabile costoso e già acquisito. E invece no! L’algoritmo della politica preferisce le grandi gare europee, le grandi forniture, i grandi cantieri, insomma le grandi movimentazioni di flussi finanziari alla semplice e sostanziale logica dell’efficacia ed efficienza. La stazione di Corato ha due cantieri, uno per l’ampliamento del secondo binario ed uno per la realizzazione di un sottopasso. Tutti e due realizzati dalla stazione appaltante che è la Ferrotramviaria. Il costo dell’opera è elevato con una priorità che dovrebbe venir dopo la sicurezza, eppure è un investimento che la concessionaria ha anticipato rispetto alla messa in sicurezza del binario unico con SCMT.

Ma il valore politico di un sottopasso che unisce due quartieri, separati dalla ferrovia, nell’algoritmo della politica costituisce una priorità. La politica ragiona così, prima le cose che contano (anche materialmente come fondi milionari, posti di lavoro, cantieri, voti) e spesso guarda alla sicurezza traducendola come burocratismo farraginoso, peso esorbitante sulle necessarie velocità. Oggi, in questo luglio pugliese, ci siamo accorti che la sicurezza conta, eccome se conta. Perchè alcuni hanno ritenuto che non sia un buon affare? Forse perché essa, la sicurezza, è di per sé controllo, regola, affidata sempre ad ispettori, vigili, forze dell’ordine. E nell’algoritmo della politica e del mercato non fa margine perché attiene al “capitale umano“ che per tanti spesso non è la priorità,… non conta. Lo ha ricordato il vescovo Mansi ai funerali nel Palasport di Andria, “accade che gli interessi prevalgono sui diritti, soprattutto dei più deboli”.

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