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Vasco Rossi a Bari, pentito: “Clan ha imposto pizzo ai parcheggiatori e ai paninari al concerto del San Nicola”

Secondo Michele Miccoli, sentito al processo per le presunte estorsioni, le due giornate della tappa pugliese dell'ultimo tour del rocker di Zocca avrebbero portato a una decina di affiliati al gruppo Strisciuglio una "spartenza" fra i 500 e i 1800 euro ciascuno. Durante il campionato, l'organizzazione pretende circa 30mila euro dai bar all'interno
Vasco Rossi a Bari, pentito: “Clan ha imposto pizzo ai parcheggiatori e ai paninari al concerto del San Nicola”
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C’è anche il concerto del 2015 di Vasco Rossi fra i grandi eventi allo stadio San Nicola di Bari su cui il clan Strisciuglio ha lucrato, facendo pagare il pizzo ai parcheggiatori e ai “paninari” all’ingresso: cinque euro per ogni macchina parcheggiata e 800 euro a ciascuna dei furgoni fuori dallo stadio normalmente presi d’assalto a inizio e a fine di ogni evento per un panino o una lattina. E’ quanto ha raccontato il collaboratore di giustizia Michele Miccoli ai pm Roberto Rossi e Patrizia Rautiis della Dda di Bari nel processo sulle estorsioni al concerto del rocker di Zocca. “Lo stadio è clan Strisciuglio”, ha detto il pentito.

Stando alle sue dichiarazioni, le due giornate del concerto avrebbero portato a una decina di affiliati al clan una “spartenza” fra i 500 e i 1800 euro ciascuno. Ma non solo sui grandi eventi il clan guadagnava. Sempre secondo Miccoli, durante il campionato gli affiliati del clan pretenderebbero un pizzo di circa 30mila euro dai bar all’interno. A rate o in un’unica soluzione: “Andiamo da quelli che gestiscono i bar all’interno: i soldi li vuoi dare durante o li vuoi dare tutti insieme? Quant’è che ti frutta l’arcata dell’anno, 200mila euro? Prendi 30 e li dai. È finita la canzone. Oppure ogni domenica che sta la partita ci devi dare 2mila, 2mila e 500″. Sulle estorsioni alle roulotte di bibite e panini, la Procura di Bari ha chiesto 5 condanne a 12 anni di reclusione contestando almeno 40 episodi in due giorni.

Miccoli ha raccontato del business dei parcheggi all’esterno dello stadio spiegando che “si mettono le persone che non c’entrano niente con la malavita per fare il parcheggio, imponendo cinque euro a macchina e prendendoci il ricavato. Poi dando la giornata al parcheggiatore: quanto prendeva il parcheggiatore, mille euro? 100-150 la giornata a lui e 850 euro a noi”. E chi non voleva pagare “si doveva prendere la macchina e la doveva uscire”. Nel racconto del pentito anche gli ingressi gratuiti allo stadio per “gli amici”. Alla vigilanza “bastava uno sguardo, come a dire: ‘la devi fare entrare e basta, non devi fare pagare il biglietto e falla entrare'”.

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